In piazza insieme ai Sì Tav. Lo strappo della Lega apre un fronte nel governo

Matteo Salvini ieri è stato chiaro. «Se venisse chiesto un referendum con un governo che si basa sulla partecipazione diretta, sulla democrazia e sull’ascolto dei cittadini – ha precisato – nessuno vorrebbe e potrebbe fermare la richiesta di referendum ovviamente. Io sono a favore, l’ho sempre detto che se c’è un’opera a metà è bene finirla, vediamo i tecnici che numeri ci portano in dote». Tra l’alto la competizione Lega-M5S è anche sulle trivelle, l’immigrazione, i soldi che non si trovano per le pensioni dei disabili. Il Consiglio dei ministri che doveva tenersi oggi è stato rinviato perché alla Ragioneria dello Stato hanno bisogno di fare ancora un po’ di calcoli su reddito di cittadinanza e quota 100.

Il tema centrale di ieri rimane la Tav, con i 5 Stelle che non sopportano l’annuncio dei leghisti in piazza con il movimento civile che si batte per l’Alta velocità. Il più critico ed esplicito è il senatore Alberto Airola («Una vergogna, una provocazione»). Ma anche Toninelli, come la sindaca di Torino Chiara Appendino, considerano fuori luogo evocare il referendum. «Strumento splendido, ben venga se lo chiedono i cittadini – dice Toninelli – anche se andava fatto quando si discuteva dell’opera 15 o 20 anni fa». Per il ministro grillino il dibattito referendario deve essere «avveduto e informato: inutile parlarne prima di aver conosciuto i numeri dell’analisi costi-benefici».

L’ultima parola, però, è quella di Beppe Grillo: «C’è un gruppo di esperti che ha affrontato con rigore e metodo scientifico la questione Tav in termini di costi e benefici per i cittadini. Loro ci diranno se costruirla comporta dei vantaggi o meno, ma la decisione resterà comunque politica». a. l. m. – i. lomb.

LA STAMPA

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