Malacalza: “Su Carige faremo la nostra parte”

Lorenzo Cresci MATTEO INDICE

O Malacalza partecipa per la sua quota all’aumento di capitale di Carige, o la banca finisce nelle mani di un altro istituto. Ecco il bivio che attende la famiglia genovese, che rischia grosso e ne è consapevole. Fonti di palazzo restringono il cerchio attorno a Unicredit quale banca individuata dal governo per intervenire. Il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier prosegue nella linea del «no comment» e pur puntando sempre su una dimensione europea, a Roma verrebbe considerata la soluzione. Secondo quanto ricostruito, già in passato ci sono stati approcci con l’istituto di piazza Gae Aulenti sul dossier Carige andati a vuoto. Un ripensamento potrebbe avvenire se il governo fosse disposto a mettere una «dote» sostanziosa, replicando quanto fatto con Intesa Sanpaolo e le venete. Ma la famiglia Malacalza resta in gioco, non è mai uscita dalla partita e si mantiene «dialogante». Anzi, l’obiettivo è quello di «dare continuità al dialogo» e ambienti vicini ai Malacalza, che per la prima volta si confidano, fanno sapere che «la famiglia vive la tempesta di questi giorni con preoccupazione per le sorti della banca, ma anche con la tranquillità di chi aveva chiesto e continua a chiedere fin da tempi non sospetti chiarezza sul passato, piano e numeri credibili».

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