di Francesco Pacifico
Il Lazio corre verso la zona arancione.
Lo si saprà soltanto domani, ma mettono in allarme l’indice Rt, quello
che calcola la velocità di trasmissione del virus, vicino alla soglia di
guardia 1, l’aumento dei pazienti in terapia intensiva e i focolai
(soprattutto nel Frusinate) causati dalle varianti. In quest’ottica è
emblematico che cambi anche la mappa del Covid
in città, con il quadrante Nord che registra un’accelerata inaspettata
nel numero dei contagi. Infatti, in questa parte di Roma, si sono avuti
in una sola settimana 1.782 casi in più.
Segnala
Pier Luigi Bartoletti, medico di base che guida le Uscar, le unità
operative sanitarie della Regione: «Molti colleghi che lavorano a Roma
Nord mi fanno presente che in quell’area si è avuta una recrudescenza
del virus. Riteniamo,
ma questo avviene ormai in tutta la Capitale se non l’intero Paese, che
siamo di fronte a casi di variante inglese, molto più aggressiva. Per
esempio, rispetto al passato, notiamo che si contagiano tutti i
componenti di una stessa famiglia. Dagli antigeniti rilevati con i test,
anche quelli rapidi e non soltanto i molecolari, abbiamo scoperto che
la gente si infetta anche con una carica batterica più bassa rispetto al
passato».
In
attesa di capire se siamo già entrati nella fase 3 della pandemia, la
Capitale e il Lazio registrano spostamenti in avanti della curva. «Che è
in ascesa ed è proprio per questo che dobbiamo mantenere il rigore nei
comportamenti di ogni giorno», dice l’assessore alla Sanità, Alessio
D’Amato. Mentre il governatore Nicola Zingaretti
non nasconde la preoccupazione per la circolazione del virus tra gli
studenti. «La stretta sulle scuole? Penso che siano i dati a dirci che
la misura è corretta. Quando le varianti producono un aumento cosi
enorme dei contagi, noi dobbiamo mettere in sicurezza i ragazzi e le
ragazze».
Tornando ai contagi, la sola Roma, per esempio, è da
tre giorni consecutivi sopra quota 600 per numero di positivi (ieri
erano 643). Stando all’ultimo bollettino del Lazio, i nuovi casi
scoperti nelle ultime 24 ore sono stati in tutta la regione 1.520, 332
in più rispetto al giorno prima, i decessi sono aumentati di 6 unità
(siamo a 35), mentre i guariti hanno raggiunto il livello di 1.491. Ma
si iniziano a intravedere preoccupanti ripercussioni sull’organizzazione
ospedaliera del territorio. Per esempio sale il ricorso alle terapie
intensive, con 237 malati ricoverati. Senza dimenticare che il grosso
delle persone in rianimazione è in un’età compresa tra i 50 e i 60 anni e
non mancano quarantenni in pessime condizioni. Il tutto mentre le
vaccinazioni – che scontano ancora i ritardi per le inoculazioni dei
medici di base – ieri sono state 17mila, ancora la metà di quanto
potrebbe effettuare la macchina messa in campo da via Cristoforo
Colombo.
Alla base di questa accelerazione c’è, secondo gli
esperti, la variante inglese che ha uniformato la mappa dei contagi in
tutte le zone di Roma.
Come detto la parte Nord ha segnato nelle ultime settima una pericolosa
recrudescenza, tanto che siamo quasi ovunque con 400 malati ogni 10mila
abitanti. I quartieri che hanno registrato maggiori aumenti sono, sul
versante Nordovest, Val Cannuta con oltre cento casi in più, Primavalle
(+150), Tomba di Nerone (+104), mentre sfiora il centinaio di persone
infettate in più l’Aurelio. A Nordest, invece, allarme a Monte Sacro con
oltre 130 casi in più, Serpentara (+108) Val Melaina (+89). Secondo gli
esperti, soprattutto guardando al lato nordoccidentale, le cause sono
diverse. In primo luogo queste zone sono servite da meno autobus e
pochissimo dalle metropolitane: e tanto basta per capire il rischio di
assembramenti sui mezzi pubblici. Parallelamente è ampia la presenza di
ospedali e di locali per la movida, soprattutto all’altezza del
Flaminio. Tutti elementi opposti tra loro uniti spiegherebbero perché è
più facile ammalarsi in questa parte di Roma.