Archive for the ‘Scuola’ Category

Esami di maturità, al via la seconda prova scritta. Al classico un brano di Seneca, allo scientifico problemi con le funzioni

giovedì, Giugno 22nd, 2023

Dopo la prova di italiano di ieri, è il giorno della seconda prova scritta per i 536.008 studenti coinvolti nell’esame di maturità – sono 521.015 candidati interni e 14.993 esterni.

È iniziata alle 8.30, in contemporanea in tutti gli istituti e con tracce elaborate dal Ministero (lo scorso anno le avevano preparate le singole commissioni) che variano a seconda dell’indirizzo e delle materie: al liceo Classico dunque la versione di latino, allo Scientifico l’esame di matematica, al liceo Linguistico la prova sulla prima lingua e cultura straniera. Poi, dalla prossima settimana, inizieranno gli orali.

Per gli studenti che quest’anno affrontano la Maturità nei comuni delle aree alluvionate dell’Emilia-Romagna, le prove d’esame sono sostituite da un colloquio interdisciplinare.

09:02

Problemi con funzioni allo Scientifico

Per quanto riguarda gli 8 quesiti della prova di matematica del liceo scientifico – segnala sempre il sito Skuola.net – diversi di questi riguardano l’analisi matematica – dall’applicazione del Teorema di Rolle allo studio degli zeri di una funzione – combinati con alcuni di geometria (es, dimostrazioni su triangoli e parallelepipedi) e di geometria analitica. Infine, un quesito sul calcolo delle probabilità, inerente un dado truccato. Non risultano elementi che rimandano alla vita quotidiana, cosa che invece caratterizzò le tracce di matematica negli ultimi anni prima del Covid. I ragazzi dei licei scientifici hanno a disposizione 6 ore di tempo per risolvere il problema che è stato scelto dal Ministero dell’Istruzione e del merito come seconda prova scritta dell’esame di maturità. 08:41

Al Classico un brano di Seneca

È un brano di Seneca che si rivolge all’amico Lucilio è l’autore deciso dal ministero dell’Istruzione per la seconda prova scritta, Latino, al liceo Classico: «Chi è saggio non segue il volgo», tratto dall’opera «Lettere morali a Lucilio». Agli studenti viene chiesto di tradurre il testo, comprenderlo e interpretarlo, di fare un’analisi linguistica e stilistica e infine di concludere con un approfondimento e delle riflessioni personali. Come segnala il sito Skuola.net, Seneca non veniva proposto dal 2017 e sale al primo posto della “classifica” degli autori più proposti alla Maturità dal dopoguerra a oggi: con 16 “apparizioni” eguaglia infatti Cicerone, assente dal 2009. Nell’ultimo esame di Stato pre-pandemia era stato infatti proposto un brano di Tacito. 08:24

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Maturità 2023, oggi la prima prova: tracce e soluzioni del tema di italiano

mercoledì, Giugno 21st, 2023

di Valentina Santarpia

Oggi, martedì 21 giugno, il via all’Esame di Stato con la prima prova di italiano, uguale per tutti gli studenti e le studentesse alle prese con la Maturità. L’inizio della prova è previsto alle 8:30

Maturità 2023, oggi la prima prova: tracce e soluzioni del tema di italiano

Martedì 21 giugno iniziano gli esami di maturità: ad aprire il calendario delle prove è il tema di italiano, uguale per tutti gli studenti. Quest’anno la maturità torna ad essere l’esame completo, con due prove scritte, preparate dal ministero, e l’orale. La prova inizia alle ore 8:30, quando verranno svelate le tracce e gli studenti potranno iniziare a scrivere il tema.

Ore 08:25 – Studenti puntano su Svevo, Costituzione, guerra

Oggi saranno un blocco compatto, pronto a confrontarsi con lo scritto di Italiano. Ma, fino a poche ore fa, i maturandi erano divisi in tre universi paralleli. Secondo un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net – su un campione di 1.000 ragazze e ragazzi – circa 4 su 10 hanno passato gran parte della vigilia dell’esame a celebrare il momento, quasi 1 su 3 ne ha invece approfittato per fare l’ultimo ripasso, la parte restante ha cercato di fare finta di niente e di passare una sera come le altre. Ma c’è una cosa che li ha uniti tutti trasversalmente: l’insonnia. Quasi 1 su 2, infatti, ha avuto grosse difficoltà ad addormentarsi, forse in preda all’agitazione. E un altro terzo abbondante ce l’ha fatta ma con grande fatica. Ad alimentare il loro stato d’animo, probabilmente, anche il fatto di dover affrontare un esame tornato alla sua formula «completa». In base ai primi dati sull’audience generato dal sito, tra le 20 e le 8 del mattino, oltre 267.000 studenti sono transitati sulle pagine del portale. Che corrispondono a circa 1 maturandi su 2. Gran parte del traffico, oltre che sulla «Notte prima degli esami», si è concentrato sugli spunti considerati papabili per comparire tra le tracce di prima prova. Per gli autori, lanciatissimo Italo Svevo con la sua opera di riferimento «La coscienza di Zeno». Per il testo argomentativo e l’attualità, invece, si è puntato forte su Intelligenza Artificiale, Guerra in Ucraina, Violenza sulle donne, Costituzione Italiana. Temi che, grosso modo, corrispondono agli argomenti più citati nel toto-esame degli studenti. Manca poco per verificare se le loro sensazioni erano quelle corrette.

Ore 08:24 – Meloni: ricordo ansia ma affrontatela a testa alta

«È arrivato il giorno degli esami di maturità. Ricordo l’ansia, ma quello che succede oggi lo ricorderete tutta la vita». Giorgia Meloni rivolge così via Instagram il suo in bocca al lupo ai maturandi. «Affrontatelo a testa alta», è quindi l’auspicio del presidente del Consiglio a proposito del giorno fatidico.

Ore 08:20 – Rete studenti: «Siamo in ansia per una prova inutile»

Questa mattina, prima dell’ingresso a scuola per la prima prova dell’esame di maturità, studenti e studentesse della Rete degli Studenti Medi del Lazo si sono mobilitati «per denunciare ancora gli effetti di questo sistema d’istruzione sulla salute mentale». Quest’anno ritorna la maturità con due prove scritte e l’orale, proprio come prima della pandemia. «Dalla crisi – dicono i ragazzi – sarebbe potuto nascere un nuovo modo di vedere la conclusione dei cinque anni passati alle superiori». Era stata infatti proprio la Rete degli Studenti Medi a chiedere che si trovasse un sistema per valutare il percorso scolastico, che non fosse tutto racchiuso in poche ore alla fine dell’ultimo anno. «La didattica frontale, la valutazione numerica, la bocciatura, questa maturità, sono un modo antico di vedere l’istruzione. Invece che la costruzione di un percorso di apprendimento delle conoscenze, un’affannosa competizione per arrivare ad avere nella media un decimale in più del compagno di classe. Tutto questo, ovviamente, a discapito della salute mentale. Oggi abbiamo voluto dire che siamo in ansia – dice Tullia Nargiso della Rete degli Studenti Medi del Lazio – Le problematiche legate alla salute mentale sottolineate dalla pandemia vengono esasperate dal nostro sistema scolastico. Questa maturità, decisa senza interpellare la volontà di studenti e studentesse, va in questa direzione e non possiamo che denunciarne la gravità. Vogliamo che la maturità non sia più un momento in cui spingere al limite studenti e studentesse. Vogliamo che non sia una valutazione numerica a definire un percorso di cinque anni.»

Ore 08:19 – Renzi: è dura ma resta tra i momenti più intensi della vita

«Un abbraccio speciale a chi sta entrando nelle aule per la maturità. Sappiamo che è dura ma vi resterà addosso come uno dei momenti più intensi della vostra vita». Lo scrive su Twitter il leader di Italia viva, Matteo Renzi, in occasione dell’inizio degli esami di Maturità. «E allora dateci dentro, alla grandissima. In bocca al lupo», conclude.

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Maturità 2023, domani la prima prova e le tracce del tema: che cosa c’è da sapere

martedì, Giugno 20th, 2023

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Domani al via l’esame che segna il ritorno alla normalità, tranne che nelle zone alluvionate. Le tre prove, i voti e i consigli dei nostri esperti

Maturità 2023, domani la prima prova e le tracce del tema: che cosa c’è da sapere

Si sono costituite ieri le 14 mila commissioni per l’esame di Stato che comincerà domani, mercoledì 21 alle 8:30 con la prova di italiano . Quest’anno la maturità torna ad essere l’esame completo, con tre prove, di cui due scritti preparati dal ministero e l’orale. Si chiude così la fase di emergenza dovuta al Covid quando si è sperimentato l’esame light. Entro metà luglio, ci saranno i risultati, che come sempre sono in centesimi.

Le commissioni d’esame sono miste, tre membri interni, tre professori da altre scuole più il presidente
. Gli studenti e le studentesse che quest’anno si cimentano con l’esame sono 536 mila. La maturità compie 100 anni, anche se nel tempo la struttura è cambiata molte volte e persino il nome è diventato, dal 1998, Esame di Stato.

Per essere ammessi all’esame gli studenti hanno dovuto sostenere le prove Invalsi: il risultato però non conta. Devono invece aver avuto negli scrutini la sufficienza in tutte le materie e aver frequentato almeno due terzi delle lezioni durante l’anno. Una curiosità: per chi prende la lode è previsto un premio in denaro, che nel tempo però ha perso molto valore: erano 1000 euro nel 2007, sono scesi a 73 euro nel 2022. Nel frattempo le lodi si sono svalutate anche in numeri assoluti: erano circa 3.073 nel 2007 (pari allo 0,7 per cento), sono state la cifra record di 16.510 l’anno scorso (il 3,4 per cento).

La normalità

Anche se si torna alla normalità, l’esame terrà conto dei tre anni e rotti di emergenza sanitaria nei quali gli studenti sono stati per lo più in Dad. Dopo il tema torna la temutissima seconda prova ministeriale (l’anno scorso era stata predisposta dalle singole scuole perché non tutti erano riusciti a svolgere l’intero programma). Al classico sarà di nuovo latino (e non greco, più temuto dagli studenti) e allo scientifico niente fisica, solo matematica. Idem al linguistico: solo inglese. All’orale le domande dovranno limitarsi al programma effettivamente svolto in classe. Nelle zone alluvionate dell’Emilia Romagna, il governo ha deciso che non si faranno gli scritti. Gli studenti hanno lanciato una petizione per chiedere un esame uguale agli altri: «Non vogliamo agevolazioni».

La prova di italiano

Domani alle otto e trenta si scopriranno le tracce del tema di Maturità 2023. I maturandi avranno sei ore per tentare di comporre un elaborato che deve contemporaneamente tenere conto delle (tante) richieste contenute in ciascuna traccia e cercare di essere, se non proprio originale, almeno personale. In tutto le tracce sono sette. Due per la tipologia A, il tema letterario: in genere una di prosa e l’altra di poesia.Tre per la tipologia B, il tema argomentativo: qui si può spaziare dall’arte all’economia. Due per la tipologia C, il tema di attualità che, a dispetto del nome, spesso contiene un raffronto fra passato e presente: un modo per reintrodurre la storia nel tema di Maturità dopo che la commissione Serianni ha eliminato la traccia vera e propria di storia che nessuno o quasi faceva più.

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Scuola, il piano di Valditara: professori subito in cattedra e guerra alla burocrazia

venerdì, Aprile 21st, 2023

Valentina Conti

Più cattedre coperte dal primo giorno di scuola. La promessa del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è contenuta nel «Piano di semplificazione per la Scuola», il documento, concertato con i sindacati, che il titolare del dicastero di viale Trastevere ha presentato ieri sera in Consiglio dei ministri. L’impegno, nero su bianco, per affrontare uno dei problemi di peso della scuola è mettere il turbo ai procedimenti di assegnazione dei docenti, assicurando maggiore trasparenza. Gli incarichi individuali affidati dalle scuole agli esperti interni ed esterni seguiranno, inoltre, un processo di selezione digitale uniforme da Nord a Sud dello Stivale, cosa che permetterà di concludere i conferimenti più velocemente. Venti i punti per semplificare la scuola: l’avvio del Piano ministeriale è, di fatto, una dichiarazione di guerra alla burocrazia. Si traduce in più servizi e in una forte riduzione della macchinosità delle procedure scolastiche. In primis con l’adozione di un’unica piattaforma a disposizione di studenti e famiglie per consultare informazioni utili ad orientare ad una scelta consapevole del percorso scolastico e post-scolastico, fruendo dei servizi digitali in materia in modo organico e «a misura di studente» e consentendo di avere sott’occhio agevolmente l’intero ciclo scolastico.

In maniera altrettanto semplice, sul fronte visite e viaggi di istruzione, viene assicurata alle scuole l’attivazione dell’iter di individuazione dei destinatari di specifiche misure indirizzate ad allievi più svantaggiati, anche per mitigare gli effetti post-emergenza Covid. A tutti i servizi digitali del ministero e delle scuole si potrà accedere mediante un’unica login. Una sorta di passe-partout in grado di garantire privacy e trattamento dei dati personali. Sulla piattaforma unica potranno incontrarsi in rete scuole italiane e straniere, per confrontarsi e condividere esperienze formative. Altra novità per le famiglie: le soluzioni digitali integrate con l’AppIO per gestire le varie tipologie di pagamento, potenziando così l’interazione sui servizi e preventivando un miglioramento delle attività amministrative delle scuole troppo spesso oberate dai numerosi compiti da svolgere.

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Povera scuola, arrivano i tagli: con la manovra chiuderanno 700 istituti. I sindacati pronti allo sciopero

venerdì, Dicembre 2nd, 2022

Flavia Amabile

I sindacati promettono scioperi e proteste. L’opposizione attacca e assicura battaglia. Il provvedimento con cui il governo ha inserito nella manovra una riduzione dei circa 700 scuole in due anni agita il mondo della scuola e della politica. A aumentare la rabbia contro una nuova politica di tagli alle scuole sono anche due scelte del governo: l’aumento dei fondi alle scuole paritarie e un emendamento per aumentare lo staff e la dotazione del ministero dell’Istruzione riducendo i fondi dell’offerta formativa e dell’attività didattica.

Il testo approvato dal governo prevede che il dimensionamento della rete scolastica dovrà essere attuato entro il 30 novembre di ogni anno. Nei primi tre anni scolastici il correttivo dovrebbe essere pari al 7%, al 5% e al 30%. L’attuale cifra minima di studenti per assegnare a una scuola l’autonomia giuridica, e quindi anche un dirigente scolastico, sarà innalzata da 600 a circa 900. Saranno quindi realizzati degli accorpamenti tra istituti ma saranno le regioni a decidere in modo autonomo come procedere sulla base del contingente di dirigenti scolastici assegnato.

Il prossimo passo sarà un altro incontro tra ministero e sindacati la prossima settimana (ce n’è già stato uno tre giorni fa) ma soprattutto la Conferenza Stato-Regioni all’interno della quale si dovrà trovare un accordo con le Regioni e assegnare il contingente. «Non sarà semplice», annuncia Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl scuola. Dal suo punto di vista l’opposizione di alcune regioni potrebbe essere uno degli ostacoli principali sul cammino del provvedimento. Barbacci non è contraria al dimensionamento a patto di avere «un bilanciamento del personale scolastico e Ata, un abbassamento del numero degli studenti per classe e la cancellazione delle reggenze».

Più duro il commento di Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil: «L’accorpamento degli istituti si configura come un vero e proprio taglio che ancora una volta andrà a colpire le regioni e i territori più deboli. Si tratta di una scelta politica precisa, in continuità con quanto già realizzato in passato, un accanimento dettato da visione economicistica della scuola. Di fronte a questa situazione non possiamo che preannunciare una forte mobilitazione della categoria».

Deluso anche Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua. «Non voglio perdere tempo ad analizzare se si tratti di molti o pochi tagli, o se ci siano colpe o confronti da fare. Quello che mi dispiace è che ancora una volta vengono decisi dei tagli alla scuola mentre, invece, si poteva approfittare della denatalità per mettere in campo misure per affrontare problemi atavici della scuola come l’affollamento delle classi. Indipendentemente dal governo pro tempore in carica, qualsiasi esecutivo che decide di tagliare sul sistema di istruzione, agendo sulla base di logiche da ragioniere, non è un governo lungimirante». Contro la manovra il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri ha promesso una mobilitazione «articolata e ampia nel tempo». Cauto Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: «Vorrei capire come si svilupperà questa misura. Non accetteremo tagli indiscriminati, valuteremo il provvedimento sulla base delle cifre effettive».

Critiche le forze dell’opposizione. «Dopo l’audizione del ministro Valditara siamo ancora più preoccupati di quanto già non lo fossimo – afferma la responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi – Lo show degli ultimi giorni non è servito solo a illustrare l’idea di una scuola in cui il merito è una parola vuota e dove si deve mortificare e umiliare lo studente che sbaglia, ma anche a coprire il vuoto di idee del ministro».

Ad alimentare le polemiche c’è anche la consapevolezza che nel frattempo la manovra ha aumentato i fondi alle scuole paritarie e la notizia di un emendamento presentato dal governo al decreto ministeri che prevede un aumento dello staff e della dotazione finanziaria del ministero dell’Istruzione tagliando 500 milioni l’anno all’attività didattica e all’offerta formativa. «Dopo gli insulti agli studenti, ora gli toglie risorse per darle ai consulenti. Altro che merito! Il ministero dell’Istruzione e della vergogna», commenta su Twitter Peppe Provenzano, vicesegretario del Partito democratico.

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Scuola, Rachele Furfaro: “Sistema classista e senza visione, ma lo Stato non ha fatto nulla”

martedì, Settembre 13th, 2022

Annalisa Cuzzocrea

«Il tempo sospeso della pandemia poteva essere un’occasione per ripensare l’educazione dei bambini e dei ragazzi. E invece lo Stato, il ministero, il governo, cos’hanno fatto? Niente».

Rachele Furfaro è una donna coraggiosa. Nel 1985 si è inventata, nel cuore ferito di Napoli, le Scuole dalla parte dei bambini. Un modo diverso di fare classe e di fare comunità. Aperto, avvolgente, contaminato da arte, musica, letteratura, aria, mare. E quel progetto ha saputo farlo crescere creando Foqus, sempre dentro ai Quartieri Spagnoli, nel complesso di Montecalvario che li domina dall’alto e che si raggiunge salendo i vicoli stretti che sanno di cinema e calcio, miseria e nobiltà.

Lì ci sono alcune classi della scuola, ma anche start up, laboratori, un centro per malati psichici, una biblioteca, un chiostro magnifico dove Furfaro presenterà stasera il libro che ha voluto dedicare a quest’esperienza, ma soprattutto alla scuola. A quel che è e a quel che potrebbe, anzi, dovrebbe essere.

Coraggiosa anche per il titolo che ha voluto dare al libro uscito il 31 agosto per Feltrinelli. “La buona scuola”. Che non c’entra nulla con la riforma di Matteo Renzi, ma con le pratiche che lei e altri maestri di strada applicano su e giù per l’Italia con l’intento non solo di premiare i migliori – ossessione ormai diffusa – ma di tenere dentro un percorso di formazione bambini e ragazzi che fuori da scuola trovano solo violenza, spaccio, malavita. E infatti, il sottotitolo spiega: “Cambiare le regole per costruire l’uguaglianza”.

Durante il Covid l’apprendimento è diminuito, la dispersione scolastica è aumentata, com’è possibile che nel frattempo nessuno abbia pensato a come rimediare?
«Il problema è che non c’è una visione. Stiamo tornando in classe nelle stesse condizioni e con le stesse regole che ci sono state negli ultimi decenni, nonostante la pandemia abbia scoperchiato e spesso aggravato debolezze e criticità che la scuola si porta dietro da anni di incuria e di disinvestimento. Mica potremo ancora pensare che teniamo 5 ore al giorno i ragazzi incollati al banco?».

Come ogni anno, anche questo si apre con decine di migliaia di cattedre vuote, con orari ridotti, senza alcuna continuità didattica. Bisogna cominciare da lì?
«Il punto non è solo che questi insegnanti ci siano o non ci siano, ma è: chi sono? Come stanno? È la categoria peggio pagata in Europa e questo di certo non attira i migliori, quindi va bene aumentare gli stipendi come qualcuno in questa campagna elettorale ha proposto, ma se il riferimento deve essere europeo a essere adeguato, insieme gli stipendi, è il profilo professionale dell’insegnante».

Non si fa abbastanza?
«Sa per cosa è stata prevista la formazione in servizio dei 650 mila docenti? Per il digitale. L’unica priorità che si riesca a concepire. Eppure durante tutto il periodo della dad abbiamo visto che gli unici insegnanti capaci di tenere agganciate le proprie classi sono quelli abituati alle pratiche di formazione attiva, di didattica cooperativa. Non bisogna preoccuparsi solo di inserire i precari, negli anni della “buona scuola” sono entrati 100 mila insegnanti e molti senza un’adeguata formazione. Dobbiamo avere il coraggio di dire che questo non ha migliorato, ma peggiorato le condizioni della scuola».

I fondi del Pnrr dovevano andare a coprire – attraverso buona formazione – alcune aree di fragilità sociale che erano state identificate. Che fine ha fatto quel progetto?
«Svanito. I soldi sono stati distribuiti a pioggia e non impiegati in modo efficace come chiedeva la commissione europea. È la solita vecchia pratica che avvantaggia sempre chi ha di più, chi ha avuto la fortuna di nascere dalla parte giusta della società».

Davvero pensa che la scuola italiana – un servizio universale – sia classista. Com’è possibile?
«Perché subisce le pressioni delle famiglie più influenti e crea scuole di élite e scuole dove manca tutto. Nascere allo Zen piuttosto che nel cuore della Palermo bene implica una differenza per tutta la vita. Nella ricchissima Milano se vai al Manzoni hai una formazione, se vai in un altro liceo ne hai un’altra. Capita nella stessa scuola di avere sezioni d’eccellenza e classi ghetto».

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Scuola al via tra le proteste. “Mancano gli insegnanti, i concorsi sono fatti male”

lunedì, Settembre 12th, 2022

Serena Riformato

Nelle intenzioni del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dovrà essere l’anno scolastico del “ritorno alla normalità”. Da oggi – e nei giorni successivi in base ai calendari regionali – oltre 7 milioni di studenti torneranno sui banchi, per la prima volta dal 2020 senza l’obbligo di mascherina e senza didattica a distanza. La prima campanella suonerà stamattina in Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento, il 13 settembre in Campania, il 14 settembre in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria. Dal 15 toccherà a Emilia Romagna, Lazio e Toscana. Il 19 settembre, per ultime, Sicilia e Valle d’Aosta.

Mentre gli istituti scolastici cercano di lasciarsi alle spalle le anomalie di due anni e mezzo di pandemia, secondo i sindacati rimane irrisolto un problema strutturale sempreverde: le cattedre vuote, inevitabilmente coperte in maniera discontinua dai precari e stimate per i prossimi mesi fra le 150 e le 200 mila. Così, se Bianchi garantisce l’avvio di «un anno scolastico in cui non mancano i docenti», da Flc Cgil il segretario nazionale Alessandro Rapezzi parla di «mistificazione» perché «gli insegnanti saranno perlopiù supplenti e non ci saranno nemmeno tutti», alla partenza delle lezioni.

Secondo la segretaria nazionale di Cisl Scuola, Ivana Barbacci, il «dato più preoccupante è che non sia stato possibile completare le 94 mila assunzioni a tempo indeterminato autorizzate per il 2022-2023 dal ministero dell’Economia». Il ministero di viale Trastevere ha immesso in ruolo solo 50.415 docenti (a cui vanno aggiunti 9.021 Ata e 317 dirigenti scolastici), quindi altri 40 mila incarichi andranno comunque assegnati ai supplenti. I sindacati puntano il dito contro i concorsi «fatti male» dai quali si è ottenuto un numero di candidati idonei inferiore ai posti a disposizione.

Il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli vede invece una «patologia che affligge il sistema da anni» e non permette di rispondere al reale fabbisogno degli istituti: «Il ministro Bianchi si è impegnato per risolvere il problema – sostiene Giannelli – ma non cambierà davvero qualcosa finché non si darà alle scuole, tramite gli organi collegiali già presenti, la facoltà di assumere direttamente gli insegnanti».

Gli studenti, intanto, reclamano l’attenzione della politica. Con un flash mob davanti al ministero ieri sera e questa mattina all’entrata di cinquanta scuole, la Rete degli studenti Medi e l’Unione degli Universitari annunciano la pubblicazione, nei prossimi giorni, di un manifesto di cento proposte da contrapporre a una «campagna elettorale in cui si parla di Peppa Pig anziché di temi ben più importanti come il diritto allo studio e il benessere psichico», spiega Tommaso Biancuzzi di Rete degli studenti medi. «In testa alla nostra “contro-agenda” c’è anche la gratuità dei libri di testo – aggiunge Biancuzzi –, studiare è sempre di più un lusso».

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Scuola, partenza difficile: al via senza 200 mila insegnanti

domenica, Settembre 4th, 2022

di Valentina Santarpia

I concorsi coprono metà delle cattedre. L’allarme del sindacato alla vigilia della campanella. E nel Lazio si rischiano orari ridotti

Rischio orari ridotti nel Lazio per mancanza di professori, cattedre scoperte in Campania, graduatorie pubblicate alle 14 e sospese alle 17 in Molise. Alla vigilia dell’inizio ufficiale delle lezioni, che partono domani a Bolzano e poi gradualmente in tutta Italia, alla scuola mancano 200 mila insegnanti, stimano i sindacati, soprattutto al Nord, nella primaria, nel sostegno, in lettere e matematica alle medie, in fisica alle superiori.

«Sicuramente il tutti in cattedra il 1° settembre è saltato anche quest’anno», commenta il segretario Uil Giuseppe D’Aprile. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi due giorni fa aveva assicurato, a Radio Anch’io su Rai Radio 1: «I ragazzi troveranno i docenti che sono già in cattedra da moltissimo tempo — abbiamo 800 mila insegnanti in Italia per quasi 7 milioni di bambini — ma quest’anno abbiamo fatto tanti concorsi, oltre 50 mila li abbiamo assunti o li stiamo assumendo».

I concorsi

I concorsi, appunto. La prima spina nel fianco: secondo un’indagine Tuttoscuola, il 56% delle cattedre che dovevano essere occupate con gli ultimi concorsi rimarranno scoperte. Il ritardo delle procedure concorsuali da un lato e l’alto numero di neo ammessi dall’altro comporteranno un numero di supplenti molto superiore al previsto, dicono i dati raccolti dagli uffici scolastici regionali.

Qualche esempio? Il concorso più impegnativo, l’ordinario della secondaria, bandito più di due anni fa, prevedeva 26.871 cattedre da assegnare: al momento ne sono state coperte solo 13.743, il 51%. Il concorso speciale per le materie Stem, per far fronte alla cronica carenza di professori nelle materie scientifiche, ha coperto 582 cattedre delle 1.685 messe a bando. Il concorso straordinario bis per la secondaria non ha assegnato 11.227 cattedre. L’unico concorso che ha quasi concluso le procedure è l’ordinario di infanzia e primaria: solo 7.252 posti dei 12.863 previsti dal bando però sono stati coperti.

Secondo le stime di Tuttoscuola, al 1° settembre soltanto 24.770 posti erano stati coperti dai vincitori, rispetto ai 55.839 attesi. «Dei 94 mila posti destinati al ruolo — autorizzati dal Mef, ndr — è stato coperto a mala pena il 50%. Ci saranno quindi circa 50 mila supplenze di durata fino al 31 agosto e almeno 150 mila fino al 30 giugno, che sono un dato ormai storico», spiega Ivana Barbacci, segretaria Cisl.

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Scuola, la preoccupazione dei presidi per il riscaldamento. La proposta: un giorno in meno a settimana sui banchi

sabato, Agosto 27th, 2022

di Gianna Fregonara

Per ora le scelte di risparmio restano delegate agli istituti o agli enti pubblici. Ma i dirigenti: «Dopo il Covid che non si chiuda di nuovo»

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In Gran Bretagna si è parlato addirittura di ridurre le lezioni in classe a soli tre giorni alla settimana per tagliare drasticamente consumi e costi del riscaldamento delle scuole e il numero delle corse dei trasporti pubblici per gli studenti. E benché per ora il governo inglese smentisca di aver fatto questi conti, la discussione va avanti. L’idea di accorciare la settimana scolastica, riducendola per tutte le scuole a cinque giorni, tiene banco anche tra i presidi, gli insegnanti e i politici italiani.

Molte scuole, sopratutto elementari e medie, sono già organizzate su cinque mattine e dunque non sono coinvolte, ma nelle grandi città e sopratutto le scuole superiori osservano ormai in buona parte la settimana lunedì-sabato. Nell’aggiornamento del piano di emergenza per il gas che il governo dovrebbe varare la settimana prossima l’ipotesi non dovrebbe essere contemplata: dopo due anni di Covid, ora che si torna alla normalità, imporre un altro cambiamento a ridosso dell’apertura non convince. Senza contare che andrebbe aggiornato anche il piano dei trasporti: troppo tardi ormai.

Per ora dunque le scelte di risparmio restano delegate alle scuole o agli enti pubblici (Comuni e Province) che sono i responsabili degli edifici scolastici e del riscaldamento. Della settimana corta per gli studenti si era parlato a giugno in provincia di Brescia dove il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale Giuseppe Bonelli aveva chiesto alle 39 scuole superiori della zona di riflettere sul tema: «Non c’è stata una grande risposta, probabilmente soltanto altre due scuole accorceranno l’orario». Stringere il calendario su cinque giorni può diventare complicato dal punto di vista amministrativo: «Bisognerebbe passare alle lezioni di cinquanta minuti», continua Bonelli, ma ci vorrebbe una legge apposta.

Qualche giorno fa anche il vicepresidente della Provincia di Verona David Di Michele (Fdi), aveva proposto la settimana corta per contenere i costi energetici che, ha spiegato, quest’anno potrebbero risultare più che raddoppiati rispetto al 2020, circa 8 milioni di euro: «Sono cifre importanti e difficili da sostenere per un ente come il nostro, la settimana corta ci permetterebbe di ammortizzare costi importanti», ha detto al Corriere Veneto. Idea bocciata in diretta dal leader della Lega Matteo Salvini, che spiega: «La scuola è l’ultima da ridurre o da tagliare». Per una volta si trova d’acordo con Lia Quartapelle (Pd): «Non è tagliando le ore di lezione che si risolvono i problemi». Anche il sindaco di Vicenza Francesco Ruocco (centrodestra) frena: «Può essere una buona idea ma prevede una riorganizzazione complessa, compresa quella del trasporto pubblico che probabilmente la renderà irrealizzabile». La direttrice dell’ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo è più possibilista:«Bisogna decidere in fretta, la scuola sta per iniziare e non possiamo chiedere dopo due anni così duri nuovi adeguamenti in corso d’anno».

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Scuola, un mese al rientro in classe. Il calendario regionale e le regole post covid

mercoledì, Agosto 17th, 2022

Manca ormai meno di un mese al via del nuovo anno scolastico 2022/2023. Le Regioni hanno pubblicato in queste settimane i calendari. Con l’approvazione di quello della Sardegna, si è completato il quadro. Come al solito i primi a tornare in classe saranno gli studenti dell’Alto Adige per i quali la campanella di inizio lezioni suonerà il 5 settembre.

Il calendario delle riaperture

A seguire, il 12 settembre sarà la volta di Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Piemonte, Veneto e Lombardia. Il 13 settembre toccherà alla Campania. Il 14 settembre a Calabria, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Umbria e Molise. A seguire gli studenti di Lazio, Emilia Romagna e Toscana il 15 settembre. Ultimi a rientrare in classe quelli di Sicilia e Valle d’Aosta il 19 settembre.

A scuola mascherine solo per i fragili

Ma quali sono le regole per il rientro a scuola? Le indicazioni contenute nelle linee guida per la riapertura degli istituti del primo e del secondo ciclo, messe a punto da Iss, con i ministeri della Salute e dell’Istruzione e la Conferenza delle Regioni prevedono, tra l’altro, da un lato, niente più obbligo di mascherine, ma Ffp2 solo per i fragili (personale e studenti) che rischiano la malattia grave e poi igiene e sanificazioni e ricambi d’aria frequenti.

Mascherine solo in caso di aumento del rischio

In caso di aumento del rischio per una nuova crescita dei casi e di cambiamento perciò del quadro epidemiologico, scattano: distanziamento di almeno 1 metro (ove le condizioni logistiche e strutturali lo consentano); aumento della frequenza di sanificazione periodica; gestione di attività extracurriculari, mascherine chirurgiche, o Ffp2, sia da fermi che in movimento (da modulare nei diversi contesti e fasi della presenza scolastica); somministrazione dei pasti nelle mense con turnazione; consumo delle merende al banco.

Ritorno soft all’asilo, Ffp2 per personale a rischio

Nella scuola d’infanzia l’impiego delle mascherine per i bambini sotto i 5 anni, non è mai stato previsto in passato e non lo sarà neppure in caso di crescita della curva dei contagi. Per il resto, in base alle indicazioni pubblicate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), le regole sono abbastanza simili a quelle per la scuola di primo e secondo grado. Le misure di prevenzione di base prevedono l’utilizzo di mascherine (FFP2) per personale a rischio di sviluppare forme severe di COVID-19 e permanenza a scuola consentita solo senza sintomi/febbre e senza test diagnostico per la ricerca di SARS-CoV-2 positivo. Previste anche: igiene delle mani, sanificazione con uno o più casi confermati; ricambi d’aria frequenti.

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