Archive for the ‘Ambiente’ Category

Alluvione in Romagna, di chi è la colpa

lunedì, Giugno 12th, 2023

di Milena Gabanelli

In Romagna dal 1 al 17 maggio sono caduti 5 miliardi di metri cubi d’acqua, con 32 mila sfollati, 15 morti, 8 miliardi i danni quantificati finora. I modelli climatici stabiliscono che un evento di questa portata si verifica ogni 200 anni. Ce ne sono stati due nel giro di 15 giorni. Vuol dire che la difesa del territorio andrà interamente riprogettata perché non sappiamo cosa ci attende. Nel mentre i romagnoli spalano e cercano di tornare a una normalità, ma non sanno quando ripartirà la ricostruzione perché il Commissario, che la deve gestire, ancora non c’è. L’area colpita vale 10 miliardi di export, 130 mila imprese, 443 mila occupati e 38 miliardi di valore aggiunto. Ma il disastro è solo la conseguenza di un fenomeno estremo o ci sono altre responsabilità? Vediamole una per una.

Il confronto improprio

Mentre la popolazione veniva evacuata con i gommoni, sui giornali e nei talk politici e opinionisti hanno subito fatto il paragone con l’alluvione a Vaia (Veneto) del 2018: «lì sono piovuti 700 mm d’acqua, in Romagna fra i 300 e i 600 mm, ma il Veneto non si è allagato perché aveva costruito i bacini di laminazione, mentre in Romagna solo in parte». Il primo a dire che i due eventi in comune hanno solo il fatto che non si era mai visto nulla di simile è stato proprio il presidente del Vento Zaia. A Vaia il temporale, durato 3 giorni, si è abbattuto in quota (con un uragano che ha distrutto 42 milioni di alberi) dove nascono i grandi fiumi in grado di accogliere molta acqua: il Piave, il Tagliamento e l’Adige, con un canale scolmatore che riversa nel Garda. In Romagna i 500 mm sono caduti in poche ore, in due eventi ravvicinati, sulle colline e su decine di torrenti e piccoli fiumi con difficoltà di deflusso in pianura e le onde dell’Adriatico alte 3 metri a fare da diga. E su un terreno che era diventato cemento dopo due anni di siccità. «Se tutte le vasche di contenimento in progettazione fossero state tutte operative avrebbero potuto limitare un po’ i danni, ma non trattenere quelle quantità» sostengono tutti i geologi e ingegneri idraulici sentiti. Ma quante casse erano operative?

Le opere fatte e quelle da fare

Nella provincia di Forlì-Cesena: due casse sul Fiume Savio, otto sul Ronco; quattro vasche di laminazione nel punto di confluenza del Montone e del Rabbi; sul Montone quattro casse in progettazione e non ancora finanziate dallo Stato. In provincia di Ravenna: due casse sul Fiume Senio e su una il proprietario ha fatto ricorso. Delle 14 opere realizzate a 6 mancano i lavori che consentono la fuoruscita nei periodi di siccità, ma sono da considerare in questo caso tutte operative proprio perché in grado di accogliere acqua. Sempre in provincia di Ravenna, sul Lamone e Santerno, si sta cercando di capire dove farle perché sono aree completamente insediate e, sia le vasche che le casse, occupano spazi che vanno dai 10 ai 30 ettari. Vuol dire espropri di terreni, di attività e indennizzi. Considerando le incertezze dei profondi eventi climatici, chi decide cosa? La Regione programma, il ministero dell’Ambiente dà i soldi in base a criteri di priorità, poi l’attuazione passa in capo all’Agenzia Sicurezza Territoriale e Protezione Civile regionale che delega il suo ufficio provinciale che, a sua volta, deve avere l’ok dal Comune interessato. E qui dipende dagli interessi che ci sono in ballo e dal gradimento dei comitati.

Sviluppo, abusi e condoni

La Romagna una volta era una palude, poi è stata bonificata e sulla ex palude si è costruito lo sviluppo. Dagli anni ‘40 in poi ogni metro quadrato si è trasformato in attività agricola, allevamenti, capannoni e abitazioni. Attorno un reticolo di canali e 26 torrenti che si riempiono quando piove e poi vanno in secca. L’ultima grande alluvione risale al 1939, quando esondò il fiume Senio. Nessuno se la ricorda più, e si è costruito anche dove non si doveva. Un esempio per tutti: proprio sul Senio, a Faenza, 20 anni fa al posto di un capannone che lavorava le pelli è sorto uno bel condominio con 45 garage interrati. A maggio a Faenza si sono rotti anche gli argini in muratura e nella «casa sul fiume» l’acqua è arrivata fino al primo piano. Il cemento è da sempre il motore dell’economia, sostenuto dai condoni sugli abusi. Il governo Berlusconi ne ha fatti ben due, nel 1994 e nel 2003. Nel 2018 il governo Conte 1 (M5S – Lega) vara un altro condono in una zona fragilissima, Ischia, che nel novembre 2022 subisce una frana devastante che provoca 12 vittime. Funziona così su tutto il territorio italiano e, quando si verifica un evento drammatico, la corsa è a scaricare le colpe su qualcun altro. «I disastri arrivano ormai a ritmo accelerato e tutti dovremmo aver capito che ben poco hanno di “naturale”, poiché la loro causa prima sta nell’incuria, nell’ignavia, nel disprezzo che i governi da decenni dimostrano per la stessa sopravvivenza fisica del fu giardino d’Europa e per l’incolumità dei suoi abitanti»: questo scriveva sul Corriere della Sera Antonio Cederna il 3 gennaio del 1973.

La visione unitaria

Nel 1989, dopo tante alluvioni, finalmente una legge nazionale (la 183): il territorio viene diviso in 13 grandi bacini idrografici, ognuno con il proprio Piano, in modo da avere una visione unitaria dei corsi d’acqua e loro affluenti dalla sorgente alla foce. Controllo e interventi sono affidati alle Autorità di bacino, ministeri dei Lavori pubblici e Ambiente. Il principio è questo: la difesa del suolo è compito dello Stato ed è l’Autorità di bacino a stabilire quanta acqua si può prelevare per uso agricolo, quanto e dove cavare sabbia e ghiaia e dove non si può costruire. Alle Regioni resta la competenza per i loro fiumi interni. Contro la parte urbanistica hanno fatto ricorso tutte le Regioni. La Corte Costituzionale li ha respinti, ma la sentenza è stata totalmente ignorata. Come sappiamo nell’elezione di un presidente di Regione, Provincia e sindaco di un Comune non c’è arma più potente del piano urbanistico.

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Catania, scossa di terremoto di magnitudo 4

domenica, Maggio 28th, 2023

Una serie di scosse di terremoto sono state registrate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nella zona di Milo, comune in provincia di Catania alle pendici orientali dell’Etna.

La più forte è avvenuta alle 6.44 con una magnitudo di 4.0, inizialmente valutata fra 3.7 e 4.2. L’epicentro rilevato a 7 chilometri a ovest di Milo.

La scossa è stata avvertita anche nei comuni di Sant’Alfio, Zafferana Etnea, Santa Venerina, fino a Giarre e Riposto, località più vicine al mare. Le altre scosse hanno una magnitudo compresa fra 2.2 e 2.8.

LA STAMPA

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Ravenna da salvare, la Regione Emilia-Romagna cerca di invertire il corso del Canale emiliano-romagnolo

domenica, Maggio 21st, 2023

di Marco Madonia

Depositate tonnellate di terra per creare un argine artificiale. La vice di Bonaccini: «Dobbiamo portare le acque verso il Po evitando il Savio in piena»

La barriera di terra costruita per contenere l’acqua a Fornace Zarattini, nella periferia ovest di Ravenna, 20 maggio 2023. ANSA/ GIANLUIGI BASILIETTI
La nuova barriera di terra per proteggere Ravenna (Ansa)

Ravenna è il secondo comune più esteso d’Italia dopo Roma. Ora il 16% del territorio comunale è stato evacuato e si contano almeno 27mila sfollati. Venerdì pomeriggio 17 camion hanno scaricato tonnellate di terra per realizzare un argine artificiale a protezione della città. Per salvare Ravenna dall’ondata di piena e fango i tecnici sono al lavoro per realizzare quello che non è mai stato fatto prima, vale a dire invertire il corso del Canale emiliano-romagnolo, il più lungo corso d’acqua artificiale italiano che parte da Bondeno (Ferrara) e raggiunge Rimini coprendo una superficie di 336.000 ettari. L’obiettivo è portare l’acqua verso il mare, tramite il Po, allontanandola dal Savio, l’altro fiume in piena in queste settimane di maltempo.  LEGGI ANCHE

L’operazione

“È in corso un’operazione mai fatta prima – ha spiegato Irene Priolo, vicepresidente della Regione–. Proviamo a invertire le acque del “Cer” per portarle verso il cavo napoleonico e il Po e abbiamo chiuso la rotta del Savio”. L’acqua “è sempre più nel Ravennate e va verso il mare – ha aggiunto la vicepresidente con delega alla Protezione civile- lavoriamo per evitare che ci sia ulteriore propagazione delle acque». Il Comune di Ravenna ha evacuato la popolazione in diversi quartieri della città. L’operazione del Canale emiliano-romagnolo è un tentativo di ridurre la quantità di acqua in città. ”Abbiamo lavorato con i Consorzi di bonifica per cercare di trattenere l’acqua nell’asse Cer – ha detto il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale -. L’obiettivo è tenerla lontana dalla città per mandarla verso il Po. Le idrovore sono al lavoro per mandare il più possibile l’acqua verso il mare”. 

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Nuovo ciclone in arrivo: non è finita. Dove colpirà il vortice tunisino

sabato, Maggio 20th, 2023

Giada Oricchio

Un nuovo vortice colpirà l’Italia, ma dovrebbe risparmiare l’Emilia Romagna. Sul sito specializzato del colonnello Giuliacci la nuova previsione prevede piogge intense su Piemonte, Sicilia, Calabria e Sardegna, meno sul settore adriatico.

“Il precedente ciclone tunisino aveva portato nubifragi sul fianco orientale della penisola, questa nuova bassa pressione maghrebina colpirà il fianco occidentale” si legge sul sito. I modelli meteo hanno confermato maltempo anche in Toscana e nel Nord-Ovest, con il lato tirrenico maggiormente sferzato dall’acqua. Meno perturbato sul Nordest e lungo la linea adriatica. Per le temperature: valori quasi autunnali al Nord, più miti al Sud. Questo fine settimana non uscite senza ombrello: il cielo resterà volubile e capriccioso. E il caldo? Qualche novità a partire da lunedì 22 maggio.

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Emilia-Romagna, l’alluvione vista dal satellite: «L’area sommersa si è allargata negli ultimi due giorni»

sabato, Maggio 20th, 2023

di Paolo Virtuani

Grazie dal radar a bordo di Cosmo-SkyMed. Eccezione dettaglio delle aree invase dall’acqua visibili campo per campo, via per via

Emilia-Romagna, l’alluvione vista dal satellite: «L’area sommersa si è allargata negli ultimi due giorni»
In azzurro le aree allegate, immagine rilasciata alle 13.30 del 19 maggio (Copernicus)

L’andamento dell’alluvione in Emilia-Romagna può essere seguito ora per ora grazie alle immagini del satellite Cosmo-SkyMed ed elaborate da Copernicus, il servizio europeo di protezione ambientale tramite immagini dallo Spazio. L’immagine qui sopra è stata acquisita alle 16.55 di giovedì 18 dal radar 2/HR a bordo del satellite, sviluppato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) in cooperazione con il ministero della Difesa, elaborata e rilasciata dal Rapid Mapping di Copernicus alle 13.30 di venerdì 19. In azzurro-blu si notano le aree allagate (che negli ultimi due giorni si sono estese notevolmente), ingrandendo la mappa si può scendere a dettagli molti particolareggiati, seguendo le aree allagate praticamente campo per campo, via per via. Uno strumento in più a disposizione dei soccorsi e della Protezione civile che operano delle zone disastrate.

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L’andamento dell’alluvione vista da Cosmo-SkyMed alle 18.56 e alle 19.14 (ora italiana) del 17 maggio (Copernicus)

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Maltempo in Piemonte, timori nel Torinese e nel Cuneese. Il sindaco di Villafranca: “Questo week end restate a casa”. Protezione Civile pronta a possibili emergenze. Le previsioni zona per zona

venerdì, Maggio 19th, 2023

Piogge battenti e temperature in calo: il bollettino della protezione civile del Piemonte segnala per oggi l’allerta gialla, quella più debole, che indica fenomeni localizzati in due zone della regione. Una è nel Torinese, in Alta Val di Susa, Alta Val Chisone, Alta Val Pellice e Alta Valle Po. L’altra è nel Cuneese, nelle Valli Varaita, Maira e Stura. Ma il peggioramento delle piogge avverrà tra sabato e domenica: nelle prossime ore verrà valutato se aprire una sala operativa.
L’allarme dei sindaci
Ci sono sindaci che però hanno già iniziato a pensare al peggio, come quello di Villafranca Piemonte (Torino), Agostino Bottano. Nella la chat con i suoi concittadini invita a restare in casa nel fine settimana. «Se l’allerta verrà confermata – scrive – sarà trasmesso un numero di telefono di emergenza, che potrete contattare in caso di richiesta d’aiuto». Il livello del Po è ancora più basso rispetto alla media del periodo, ma nella pianura tra le province di Cuneo e Torino, finita sotto l’acqua nel 2016 per l’esondazione dei rii, il timore di ripetere l’esperienza mette in guardia. La Provincia di Cuneo ha rinviato la riapertura dell’ultimo tratto della strada provinciale 251 del colle dell’Agnello e del valico con la Francia in alta valle Varaita, prevista oggi.

Il governatore
Rassicurazioni arrivano dal presidente della Regione, Alberto Cirio: «Stiamo seguendo la situazione ora per ora, non abbiamo al momento segnalazioni particolari però sappiamo che i colori cambiano repentinamente». «Se la situazione dovesse evolvere in senso peggiorativo, scatteranno le predisposizioni previste dai vari piani, sia comunali sia provinciali di protezione civile», aggiunge il prefetto di Torino, Raffaele Ruberto. Le previsioni meteorologiche probabilistiche dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale vanno nel dettaglio sulle previsioni per il Sud-Ovest del Piemonte, «incerte perché la circolazione sarà guidata da forme molto piccole e localizzate».

Sabato e domenica a rischio
Danno per sabato «una probabilità del 90% di superare i 50 millimetri di pioggia in tutta la fascia alpina e prealpina, dal Torinese al Cuneese, che domenica scende al 70-75%. Sulle 72 ore complessiva da venerdì a domenica c’è però una probabilità del 90% di superare i 100 millimetri. In zone più limitate all’interno di queste aree nelle stesse 72 ore viene segnalata la possibilità che vengano superati i 250 millimetri». Dal punto di vista idrogeologico per domani le indicazioni sono di «locali allagamenti e isolati fenomeni franosi, ma con una probabilità non molto elevata, insieme a criticità sui corsi d’acqua secondari, soprattutto da sabato. Domenica probabilmente interesseranno anche ai corsi d’acqua principali, quali Po, Tanaro e loro affluenti».

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«Anche l’acqua ad uso potabile in Lombardia è contaminata dai Pfas»: l’indagine di Greenpeace Italia

giovedì, Maggio 18th, 2023

di Silvia Morosi

La mappa delle sostanze chimiche artificiali altamente persistenti negli acquedotti lombardi. Maglia nera  alla provincia di Lodi. A Milano poco meno di un campione su tre è  risultato contaminato

Attivisti di Greenpeace a Venezia per chiedere alle autorità locali di intervenire contro la presenza nell'ambiente dei Pfas
La protesta di Greenpeace Italia contro l’uso di Pfas in Veneto (2017)

Introdotte sul mercato globale a metà del secolo scorso, hanno trovato ampia applicazione perché idrorepellenti, stabili e resistenti alle alte temperature. Una volta disperse in natura, però, sono estremamente resistenti, tanto da essere state definite anche “inquinanti eterni”. I PFAS – acronimo inglese di PerFluorinated Alkylated Substances – sono infatti sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, che contengono almeno un atomo di carbonio. Una nuova indagine di Greenpeace Italia – visionata in anteprima dal Corriere della Sera – ha mostrato la loro presenza anche nelle acque lombarde destinate al consumo umano. Con conseguenti problemi per la salute. Lo studio è stato condotto grazie a numerose richieste di accesso agli atti (FOIA) indirizzate a tutte le ATS (Agenzia di Tutela della Salute) e agli enti gestori delle acque potabili lombarde: dei circa 4mila campioni analizzati dagli enti preposti tra il 2018 e il 2022, circa il 19% del totale (pari a 738 campioni) è risultato positivo alla presenza di PFAS. Un inquinamento che rischia di essere molto sottostimato, se si considera che le analisi condotte finora sono parziali e non capillari. Si può dire, quindi, con certezza che sono migliaia i cittadini lombardi che, dal 2018, hanno inconsapevolmente bevuto acqua contenente PFAS, usata anche per cucinare o irrigare campi e giardini.

LA STORIA E I COSTI – «L’indagine condotta in Lombardia svela l’esistenza di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo», spiega al Corriere Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Dai cosmetici ai capi di abbigliamento impermeabili, dalle padelle antiaderenti agli imballaggi in carta, i PFAS sono un ampio gruppo gruppo di sostanze chimiche di sintesi – secondo alcuni sono oltre 10mila – impiegate dagli anni ’40 del Novecento in vari comparti industriali. Una delle primissime applicazioni fu il progetto Manhattan, quello che poi portò alla creazione della bomba atomica. Da allora vengono utilizzate ovunque, tanto che studi scientifici recenti ci dicono che per queste sostanze è stato superato il corrispondente limite planetario. Perché si ritrovano, ormai, in ogni angolo del globo: dalle calotte polari al latte materno delle orse, dal nostro cibo, nell’aria che respiriamo e anche nella pioggia. L’inquinamento generato è, insomma, fuori controllo», aggiunge, ricordando come l’esposizione è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute (problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo, …). «Oggi sappiamo che, secondo le stime di alcuni enti del Nord Europa, l’inazione politica ha dei costi ambientali e sanitari stimabili per tutti i Paesi europei, pari a 52-84 miliardi di euro l’anno. Costi a carico della collettività, destinati ad aumentare se queste sostanze continuano a essere utilizzate».

LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA – Greenpeace Italia ha fornito una mappatura (disponibile su questo sito) per controllare gli esiti delle indagini e verificare quanti campioni di acqua a uso potabile non rispettano i valori limite più cautelativi proposti in altre nazioni come negli Stati Uniti (il 13,1%) o quelli vigenti in Danimarca (il 13,4%). Il record negativo è detenuto dalla provincia di Lodi, con l’84,8% dei campioni risultato positivo alla presenza di PFAS; seguono le province di Bergamo e Como, rispettivamente con il 60,6% e il 41,2%. L’area milanese si attesta a metà classifica, con un quinto delle analisi positive.

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Alluvione in Emilia-Romagna, le notizie in diretta sul maltempo | Nove morti, 24 Comuni allagati

giovedì, Maggio 18th, 2023

di Redazione Online 

Colpite le province di Forli-Cesena, Ravenna, Bologna: dispersi e più di diecimila sfollati, Bonaccini: «Per la regione  è come un altro terremoto»

Alluvione in Emilia-Romagna, le notizie in diretta sul maltempo | Nove morti, 24 Comuni allagati
  • Sempre più drammatico il bilancio dell’ondata di maltempo che ha invaso l’Emilia-Romagna martedì: sono 9 i morti, decine i dispersi, migliaia gli sfollati.
  • Sono 24 i Comuni allagati, tutti i fiumi della regione hanno tracimato. In 36 ore le precipitazioni di 6 mesi.
  • È finita sott’acqua Faenza, una parte di Cesena e di Forlì e molti altri grandi centri abitati. In alcune zone, in pochi minuti l’acqua è salita, raggiungendo anche i primi piani delle case. Sommersi alcuni quartieri di Bologna. Stato d’emergenza anche a Rimini.
  • Fermi i treni. Garantiti i servizi in Ausl e ospedali con i gruppi elettrogeni.
  • Impegnati 700 vigili del fuoco, mobilitato il Battaglione San Marco.
  • La premier Giorgia Meloni ha assicurato la massima disponibilità ad aiutare le zone colpite. Lo strumento potrebbe essere quello di un decreto legge. Previsto pure lo stop agli obblighi fiscali.
Ore 9.00: allagato il centro di Lugo, in provincia di Ravenna

Ha cominciato ad allagarsi il centro storico di Lugo, nel Ravennate. L’acqua ha cominciato a risalire dalla parte sud della pianura, lato via Emilia, per le esondazioni del Senio e del Santerno, che scorrono il primo ad ovest e il secondo a est della città. L’acqua dei fiumi, ricercando una via verso il mare, ha così invaso la cittadina romagnola, a una decina di chilometri in linea d’aria da Imola e Castel Bolognese, che si sta allagando sempre di più. Alcune strade sono già sotto un metro d’acqua e gli allagamenti hanno raggiunto la Rocca estense che sorge nel centro cittadino.

Ore 8.50: il ministro Pichetto «sarà dichiarato stato di calamità»

 «Martedì sarà dichiarato lo stato di calamità perché è evidente che ci vuole un atto normativo per farlo e si risponderà ai primi interventi con il blocco dei mutui e delle riscossioni tributarie, tutti interventi che necessitano di un provvedimento per decreto. Nel contempo c’è uno strettissimo rapporto con le autorità locali con la Regione prima di tutto e tra oggi e domani e si cercherà di capire lo stato della gravità dell’emergenza e i primi interventi e poi le valutazioni complessive». Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto a Radio Anch’io.

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Emergenza alluvione e maltempo in Emilia-Romagna, in diretta: tre morti, dispersi e migliaia di evacuati

mercoledì, Maggio 17th, 2023

di Paolo Foschi, Enea Conti  e Redazione Online

Regione in ginocchio per gli straripamenti di fiumi e torrenti. Situazione drammatica in Romagna: un uomo morto a Forlì e un altro in una frazione di Cesena, si cerca la moglie. Un altro corpo trovato in spiaggia a Cesenatico 

Emilia Romagna, nella notte nuove esondazioni. «Aiuto, l'acqua sta salendo all'ultimo piano». Due morti e diversi dispersi
Carabinieri mettono in salvo un anziano a Faenza (Foto Ansa)

È sempre più drammatica la situazione in Emilia Romagna per l’emergenza maltempo che ha colpito anche le regioni vicine. Nella notte ci sono state nuove esondazioni, l’acqua ha invaso strade e case in tantissimi centri: da Cesena a Faenza, da Riccione a Lugo. Le operazioni di soccorso sono difficili, gli abitanti sono invitati a salire ai piani alti delle abitazioni. Drammatico il bilancio con due vittime e una donna dispersa. Un uomo, che che era stato dato per disperso è stato poi trovato nella notte morto a Forlì, viveva al piano terra di una casa invasa dall’acqua del vicino fiume Montone. Un’altra vittima a Ronta di Cesena dove è stato trovato morto un 70enne: il corpo è stato recuperato dai vigili del fuoco. Risulta ancora dispersa la moglie. Migliaia le persone evacuate a seguito di strutture allagate e fiumi in piena o esondati che hanno rotto gli argini. A Cesena la gente a stata costretta a salire sui tetti, in attesa di essere portati in salvo dagli elicotteri. A Forlì il sindaco annuncia «la peggiore situazione mai vissuta». Scuole chiuse anche mercoledì 17 maggio, a Bologna e negli altri Comuni colpiti. Drammatica a situazione a Faenza, nel Ravennate, dove l’acqua è entrata nel centro abitato e molte persone sono state evacuate. Sempre nel Ravennate è esondato nella notte il fiume Santerno e ci sono state nuovi evacuati accolti nei centri allestiti. Riccione è praticamente sott’acqua. Nel Bolognese esonda anche il fiume Sillaro. Si moltiplicano intanto le foto e i messaggi sui social network di persone che a Faenza, nel Ravennate, nel Cesenate chiedono aiuto poiché le loro case sono invase dall’acqua. Tra cancellazioni e ritardi è interrotta in molti tratti la circolazione dei treni. Intanto continua a piovere: è stato calcolato che sono caduti 130 mm di pioggia in sole 24 ore.  le previsioni non promettono nulla di buono: su buona parte della regione Emilia-Romagna anche per oggi è stata emessa una nuova allerta meteo rossa per fiumi, frane e mareggiate.

Ore 8.19: un’altra vittima, uomo morto a Cesenatico in spiaggia

Un’altra vittima della terribile ondata di maltempo che ha sconvolto la Romagna nelle ultime ore. Un uomo è stato trovato morto in spiaggia a Cesenatico, più precisamente nel litorale di Zadina. Una tragedia in un mese di maggio che passerà alla storia come tra i più tragici di sempre per il territorio romagnolo.

Ore 8.10: a Bologna portici e via Saffi allagata, l’allerta del Comune

«Salire ai piani alti in alcune vie in zona Ravone. Salire al primo piano in via Montenero, via del Chiù, via della Ghisiliera e in tutte le vie adiacenti al torrente Ravone per rischio esondazione. Anche in zona felice battaglia e genio. Non recarsi nelle cantine e nei negozi. Più in generale la popolazione deve stare il più possibile in casa», lo comunica il Comune di Bologna.

Ore 7.50: altri dispersi tra Forlì e Cesena

Almeno 4 persone risultano disperse nella provincia di Forlì-Cesena in seguito all’andata di maltempo che da ieri sta interessando il centro-Italia e che vede impegnati circa 600 vigili del fuoco. Secondo quanto si apprende dai soccorritori, una persona sarebbe dispersa a Cesena e tre a Forlì.

Ore 7.45: le vittime nelle provincia di Forlì e Cesena

Le esondazioni nella serata di ieri a Forlì e Cesena lasciano purtroppo per strada due morti. Il primo in ordine di tempo a Forlì, nel quartiere Romiti che è andato sott’acqua. I vigili del fuoco hanno salvato una donna che chiedeva aiuto da un balcone di via Firenze, ma una volta entrati in casa per fare altrettanto con il marito lo hanno trovato senza vita, annegato. Il secondo a Ronta di Cesena in via Masera Seconda, un 70enne il cui corpo esanime è stato ritrovato dai Vigili del fuoco. Dispersa la moglie e con lei un numero ancora imprecisato di persone.

Ore 7.45: il sindaco di Faenza: «nottata che non dimenticheremo»

«Abbiamo passato una nottata che non potremo mai più dimenticare. Un’alluvione che la storia della nostra città non aveva mai conosciuto. Qualcosa di inimmaginabile». Così il sindaco di Faenza, Massimo Isola. «Centinaia e centinaia di persone al lavoro da tutta la notte, stanno continuando a intervenire nelle aree allagate con un unico obiettivo: mettere in sicurezza tutte le persone ancora in difficoltà. Per questo motivo – aggiunge il primo cittadino – invito chiunque sia a conoscenza di parenti o amici al momento irrintracciabili a segnalarmelo tramite messaggio privato. Vi prego di indicare nome e cognome, indirizzo di residenza, composizione del nucleo familiare, numero di telefono cellulare e ogni altra informazione ritenuta utile. La collaborazione di tutti è fondamentale. Stiamo uniti».

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Meteo maggio tra picchi oltre i 30 gradi e temporali. Le previsioni di Giuliacci

domenica, Maggio 7th, 2023

Meteo sull’ottovolante. Il mese di maggio si preannuncia piuttosto movimentato con picchi di caldo destinati a portare il termometro anche oltre i 30 gradi centigradi, in alcune zone d’Italia, ma anche instabilità e piogge. A fare il punto sui modelli previsionali a 15 giorni sono gli esperti di meteogiuliacci.it, il sito del colonnello Mario Giuliacci, star del tempo in tv. Il caldo di questi giorni “durerà poco”, e ci aspetta un maggio “dinamico, almeno nella sua prima metà”, si legge nell’analisi. Nella fase calda in corso si potrebbe toccare i 30 gradi e oltre, con la speranza che questo fenomeno non si ripeta troppo spesso. Secondo i meteorologi, tuttavia, maggio “non sarà sole deciso per tutti, anzi ci saranno diverse opportunità di piogge e temporali” soprattutto nelle zone alpine e appenniniche in diverse aree del nord. 

Maggio, ricordano gli esperti, è uno dei mesi più piovosi dell’anno per le regioni del Nord e pertanto “non ci deve affatto stupire che ci siano rovesci e temporali frequenti”. Anche in questo caso, a essere dannosi sono gli eventi estremi ed eccessivi, come le piogge che hanno provocato il diastro in Emilia-Romagna, soprattutto nelle province romagnole. Piogge “estreme” che “hanno dato praticamente fine allo status siccitoso di quella zona d’Italia. Ma non è dappertutto così. Ci sono zone di Piemonte, Liguria e Lombardia dove il deficit è ancora molto serio”. La speranza è che l’instabilitò dei prossimi 15 giorni possa portare un riequilibrio delle precipitazioni ma senza eventi estremi. 

IL TEMPO

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