Il dilemma del Covid: liberarlo o combatterlo? Gli immunologi divisi

Maria Sorbi

I l virus va fatto circolare. È veloce ma non è più quello del 2020. Più circola più ci autoimmunizza, soprattutto se gira tra i giovani in forme lievi. E allora ben vengano eventi come il Jova tour o il concerto dei Maneskin di ieri sera, condannati come garanzia di nuovi focolai fino a un paio di giorni fa. Suona più o meno così la posizione degli infettivologi che sostengono la tesi di Pierluigi Viale, direttore di Malattie infettive del Sant’Orsola di Bologna.

La teoria di Viale è che più ci abituiamo a reagire al Covid, più faremo diventare endemico il virus e andremo verso una convivenza «pacifica», evitando casi gravi (e quindi intasamenti di ospedali e corsie). Quindi sarebbe il caso di dire addio alle quarantene. Tuttavia un conto è far circolare il Covid tra i giovani, un altro è fermarlo perché non devasti gli anziani.

Il mondo dei virologi si spacca in due. C’è chi, come l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, si schiera apertamente con il collega di Bologna. «Ogni medico di questo mondo è d’accordo con Viale: noi dobbiamo tutelare fragili e anziani, ma il resto della popolazione che è vaccinata o è entrata in contatto con il virus perché si è contagiata può stare tranquilla. Per questo è un bene che circoli tra i giovani». Bassetti sostiene addirittura che sia il caso di smettere di fare i tamponi agli asintomatici. «Se il nostro ministro della Salute ascoltasse di più i medici sul campo e meno chi filosofeggia, forse riusciremo una volta tanto ad anticipare il virus».

La stoccata è diretta a Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, che replica così: «Ma questi dopo tre anni ancora non hanno imparato la lezione? Far circolare questo virus, più di quanto già non stia circolando da solo, porterebbe solamente a più malati e a più morti. Gli inglesi ci hanno provato lo scorso anno: sappiamo tutti come è andata a finire, con migliaia di decessi. Il rischio inoltre sarebbe quello di amplificare i contagi in ospedale, dove notoriamente vanno soggetti più fragili e dove ci sono anche medici e infermieri che rischiano di rimanere bloccati con un danno per la sanità pubblica».

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