Incendio a Roma, i sospetti: «C’è la mano dell’uomo». A Torre Spaccata fiamme «troppo veloci»

di Rinaldo Frignani

La Procura ha aperto un fascicolo. L’assessora Alfonsi: «Va capito se è un atto doloso o colposo». Il rogo partito dall’immondizia dall’ex campo nomadi Casilino 900. Gasparri (FI): «Situazione apocalittica». Raggi (M5S): «Certe officine abusive vanno spostate»

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Alcune auto carbonizzate in uno sfascio a Torre Spaccata (foto Giuliano Benvegnù)

Cinque minuti. Al massimo dieci. Tanto ha impiegato sabato pomeriggio un contenuto incendio di sterpaglie, che aveva catturato l’attenzione di alcuni abitanti di Torre Spaccata, periferia est di Roma, a trasformarsi nel maxi rogo che ha avvolto tre autodemolitori e prodotto una nube nera e tossica alta decine di metri, visibile per chilometri, anche dal mare. Le testimonianze dei residenti sono concordi nel descrivere un rapido avanzare delle fiamme che in un attimo, alimentate da un forte vento, hanno anche oltrepassato in alcuni punti uno stradone a quattro corsie, viale Palmiro Togliatti, fino a lambire i palazzi.

Per il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessora comunale all’Ambiente Sabrina Alfonsi dietro l’incendio, sul quale la procura ha aperto un fascicolo per ora senza ipotesi di reato, «c’è la mano dell’uomo, bisogna capire se si tratta di un atto colposo o doloso».

Ieri i carabinieri forestali, con polizia e vigili del fuoco — questi ultimi impegnati nella bonifica degli sfasciacarrozze: preoccupano un canalone nel parco di Centocelle e un sotterraneo pieno di veicoli carbonizzati — hanno effettuato un sopralluogo per raccogliere reperti di terreno bruciato nella zona dell’incendio, a ridosso dell’area abbandonata, all’incrocio fra via Casilina e viale Togliatti, dove fino a 12 anni fa sorgeva il campo nomadi più grande d’Europa, quello di Casilino 900. Nel maggio 2021 l’allora candidato sindaco Gualtieri iniziò lì la campagna elettorale per le primarie del Pd.

Chi indaga vuole ricostruire il fronte del fuoco, capire il percorso seguito dalle fiamme, spinte del vento certo, ma non si esclude guidate anche da altro: hanno sfiorato i primi tre autodemolitori per proseguire oltre e distruggerne altri tre e un insediamento rom abusivo. «La zona da dove è partito l’incendio era stata sgomberata non più di un mese e mezzo fa e c’era un’area di smistamento dei rifiuti: le fiamme hanno seguito la linea di questi rifiuti per arrivare agli autodemolitori», rivela ancora Alfonsi, che non si sbilancia sull’ipotesi mafiosa.

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