Debito pubblico, macigno per l’Italia fra tre anni 100 punti più dei tedeschi

Questa divaricazione tra Paesi del Nord e Paesi del Sud nell’andamento del debito pubblico renderà molto difficile trovare un accordo su come le regole del patto di stabilità dovranno essere modificate e su quando debbano rientrare in vigore. Ma il vero problema è che le enormi differenze nel livello di debito pubblico tra i Paesi dell’area euro li rende diversamente vulnerabili a un aumento dei tassi di interesse causato da una futura impennata dell’inflazione media dell’area (l’obiettivo dell’azione della Bc).

Se l’inflazione aumentasse, soprattutto nei Paesi che, come la Germania, sembrano avviarsi verso un’uscita anticipata dalla crisi, questi Paesi spingerebbero per un aumento dei tassi di interesse: non li preoccuperebbero gli effetti di tale aumento sul proprio debito pubblico, visto il suo modesto livello. Per i paesi del Sud, invece, un aumento dei tassi di interesse avrebbe effetti molto pesanti. È vero che l’aumento del debito pubblico nel biennio Covid è stato soprattutto nei confronti della Bce e, legalmente, delle banche nazionali (è la Banca d’Italia che compra il 90 per cento dei Btp acquistati dal sistema europeo delle banche centrali). Questo implica che, finché tali titoli restano in possesso delle banche nazionali, l’aumento dei tassi di interesse non tocca i bilanci pubblici (perché i profitti delle banche nazionali sono in gran parte passati agli stati). Ma se l’inflazione aumentasse la Bce potrebbe dover ridurre la detenzione di tali titoli per riassorbire la liquidità creata in eccesso nel biennio Covid. Un aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse potrebbe quindi gravare in modo anche più forte che in passato sul debito dei vari Paesi e generare tensioni crescenti. È un rischio da non sottovalutare.

A questo punto dovrei rassicurare il lettore dell’esistenza di una facile soluzione. Se i Paesi del Sud, in primis l’Italia, fanno riforme per rilanciare su base stabile la crescita del Pil (e quindi delle entrate dello stato) i conti pubblici si possono sistemare più facilmente. Da qui l’importanza del prossimo Pnrr, eccetera, eccetera. Non mi dilungo. L’ho ripetuto tante volte.

Ma la questione non sarà quella di mandare a Bruxelles un piano bellissimo. Non ho dubbi in proposito. La questione sarà realizzarlo nei prossimi anni. Non possiamo permetterci errori, anche per i motivi di cui sopra.

LA STAMPA

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