Scontro sulla rifondazione del M5S di Conte. Casaleggio accusa: vogliono il terzo mandato

Federico Capurso

Fallita ogni trattativa, Davide Casaleggio e il Movimento 5 stelle imbracciano le armi per una guerra. Si mostrano l’uno all’altro come due corpi estranei, inconciliabili. Tanto da spingere il figlio del fondatore a sollevare la teoria di un complotto ordito contro di lui: «Rousseau è stata messa in difficoltà finanziaria per rimettere sul tavolo il terzo mandato e altre regole fondamentali del M5S», dice ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora in più. Si riferisce ai mancati versamenti da parte dei parlamentari grillini, che avrebbero lasciato l’associazione Rousseau sommersa dai debiti, e guarda a se stesso come a un baluardo in difesa delle regole delle origini, ultimo argine alla «scelta sbagliata di trasformare il Movimento in partito, un’organizzazione del secolo scorso». Le sue parole sono pietre che piovono sui deputati e su Giuseppe Conte, in quello stesso momento riuniti in video collegamento per discutere del progetto di rifondazione del partito. L’ex premier, alle prese con la seconda giornata di ascolto del gruppo parlamentare, preferisce tenersi a distanza dalle polemiche: «Movimento o partito? Sono classificazioni che non ci importano. Il rapporto con Rousseau va chiarito – aggiunge poi –, ma io sono l’ultimo arrivato e non posso intervenire su un rapporto consolidato negli anni». È quindi il capo politico Vito Crimi che prende la decisione di replicare abbandonando ogni diplomazia: «Quelle di Casaleggio sono parole non solo false, ma diffamatorie e misere».

Lo spazio per una riconciliazione, dunque, si è esaurito. Non è un caso che all’evento Sum, organizzato da Rousseau per commemorare la morte di Gianroberto Casaleggio, nessun parlamentare del Movimento sia stato invitato. Interverranno in video Beppe Grillo e un ex come Alessandro Di Battista, nessun altro. Non c’è «alcuna intenzione di andare per le vie legali con Rousseau», assicura comunque Crimi, ma «andremo avanti qualunque sia la piattaforma, perché il M5S è titolare della lista degli iscritti, con tutto quello che ciò comporta». L’intenzione di trascinare Casaleggio in tribunale non c’è, ma la possibilità esiste e i vertici si sono preparati all’eventualità. Dopo il divorzio, la soluzione seppur temporanea è quella che l’ex presidente del Consiglio lascia intendere durante la riunione: «Il voto online può essere affidato a una società esterna, ma tutte le altre funzioni, come la formazione, devono essere svolte dal Movimento».

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