Grazie al Ceta il Canada ci copia il parmigiano

Il Ceta tutela solo 41 marchi Igp italiani su 291, e lascia fuori marchi tradizionalmente simbolo dell’italianità come il parmigiano e il grana padano, messi all’angolo dal “Parmesan” di bassa qualità prodotto oltre Atlantico. Ma non solo: nell’elaborazione Coldiretti basata su dati Istat emergono preoccupanti notizie sulla contraffazione di ricotta, provolone, mozzarella(solo per quest’ultima 74 milioni di chili!) prodotti sfruttando l’Italian sounding o falsificando il made in Italy.

A due anni dall’entrata in vigore provvisoria, in attesa di una ratifica che per ora impegna solo 15 Paesi su 28 dell’Ue, il Ceta ha colpito anche l’olio di oliva, che registra un duro calo delle esportazioni in Canada, pari al 20% nelle quantità e al 27% in valore. A Ottawa, invece, si festeggia per il decollo delle esportazioni del grano prodotto sul territorio canadese in Europa. Per l’Italia tra gennaio-giugno 2018 e gennaio-giugno 2019 la quantità di grano importata dal Canada è salita addirittura di nove volte a 387 milioni di chili. Bisogna inoltre ricordare che il grano duro canadese è agevolato nella sua pervasività commerciale dai più bassi costi di produzione legati ai laschi standard securitari dell’agricoltura canadese, che il Ceta non ha sanato completamente. Coldiretti denuncia, in particolare, l’ambiguità del Canada sul glifosato, usato in maniera massiccia nell’agricoltura.

Dura, in campo politico, la reazione della Lega. Il Carroccio, con il predecessore della Bellanova Gian Marco Centinaio, ha occupato il Ministero dell’Agricolturasino a poche settimane fa con una forte postura anti-Ceta e ora attacca per bocca dell’Eurodeputato Luisa Regimenti. La Regimentiha commentato i dati Coldiretti affermando che “tutto ciò non può che destare profonda preoccupazione tra gli italiani”. Non sono ancora registrate posizioni di esponenti del Movimento Cinque Stelle sul tema: in attesa di trovare una quadra, la maggioranza giallorossa troverebbe una pietra d’inciampo nel tema Ceta ed è poco realistico pensare che le forze di governo dibattano ora sull’opportunità di ratificarlo. Giorno dopo giorno, a pagare il conto sarà in ogni caso l’economia agroalimentare italiana.

IL GIORNALE

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