Toto-governo, duello tra Di Maio e Salvini: come premier «terzo» spunta Massolo

«Ma certo che ci sarà la legge sul conflitto d’interesse, mica siamo scemi che ci facciamo sparare addosso da tutti». Il Movimento 5 Stelle fiuta il pericolo e cerca di evitare le prime insidie, in vista dell’alleanza che sta diventando governo. «Naturalmente — dice lo stesso dirigente — ci sono tanti modi per dimenticarsene in fretta o farlo diventare un provvedimento non troppo duro». Anche perché è vero che Silvio Berlusconi non è della partita, ma non gioca neanche contro e si aspetta che il suo alleato leghista nel centrodestra, che tale rimane, spenga gli ardori M5S. E così si tratta sui temi e sul contratto, con il mega tavolo prontamente diffuso via web da Luigi Di Maio. Ma c’è anche un altro tavolo invisibile, che lavora di cesello per smistare le poltrone in quello che una volta si chiamava manuale Cencelli. Il primo punto all’ordine del giorno è il premier. Prende corpo l’ipotesi di un tecnico. Enrico Giovannini, che piaceva ai 5 Stelle, si è tirato indietro perché uomo di sinistra.

Ma c’è un nome che gode di grandi consensi e ha ottime chance: Giampiero Massolo. Diplomatico di lungo corso, presidente dell’Ispi, è stato primo segretario a Mosca, capo dei servizi segreti e piace alla Lega. Ma nel suo curriculum c’è molto altro: la sua carriera comincia con Giulio Andreotti, come consigliere diplomatico a Palazzo Chigi, e decolla con Berlusconi, di cui diventa capo della segreteria nel 1994. Massolo ottiene cariche e gratificazioni da Massimo D’Alema, Lamberto Dini e Gianfranco Fini.

Nel governo Monti è a un passo dal diventare ministro degli Esteri, ma viene scalzato da Giulio Terzi. Tra gli altri nomi in lizza come premier torna a circolare quello di Carlo Cottarelli, con lo svantaggio di un piglio troppo vigoroso che rischia di essere troppo prevaricante. Dal premier discendono a cascata gli altri ministri. A cominciare da Di Maio e Salvini. Il primo preme per un pieno coinvolgimento dei due leader, con qualifiche da vicepremier: uno agli Esteri, l’altro all’Interno. Salvini preferirebbe o fare il premier (ma a questo punto è impossibile) oppure tenersi le mani libere e stare fuori del tutto: pronto a far cadere il governo se le cose andassero male (i 5 Stelle si predispongono, invece, a un esecutivo lungo).

Anche Giancarlo Giorgetti giura di non essere della partita. Mentre potrebbe esserci Roberto Calderoli, big leghista di epoca bossiana, mai entrato in rotta con Salvini. Ci sono anche le nuove leve che premono: tra queste, Claudio Borghi, nemico giurato dell’euro e che proprio per questo potrebbe non essere molto gradito dal Quirinale all’Economia. Altri outsider sono Lorenzo Fontana (Difesa) e Nicola Molteni, che si è distinto sui temi della legittima difesa. Che però è uno degli argomenti che dividono i due alleati (molto più morbido M5S). Tra i 5 Stelle quotazioni in rialzo per Vincenzo Spadafora, consigliere di Di Maio, ma anche alcuni già indicati come candidati ministri nella suggestiva, e prematura, cerimonia di incoronazione preelettorale: Pasquale Tridico (Lavoro), Andrea Roventini (Economia) e Lorenzo Fioramonti (Sviluppo economico). E proprio tra professori e universitari si cerca per completare la lista. Tra i pretendenti a una poltrona spunta anche Giorgia Meloni. Che vorrebbe Salvini premier come garanzia e che potrebbe ottenere Guido Crosetto alla Difesa. Sempre che i 5 Stelle decidano di accettare la presenza, e i voti, di Fratelli d’Italia.

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