Migranti, un’altra Cutro. Affonda peschereccio davanti alle coste della Grecia: 79 morti, 200 dispersi

Flavia Amabile

I corpi percossi dalle onde, i sopravvissuti che si trascinano a fatica sulla spiaggia. Il dramma che si è consumato a fine febbraio a Cutro, sulla costa della Calabria, ieri si è ripetuto a Kalamata, in Grecia, una città a 250 chilometri a Sud-est di Atene. Sono almeno 79 i migranti che hanno perso la vita nel naufragio di un peschereccio con centinaia di persone a bordo avvenuto dinanzi alla costa greca. Sono 79 ma il bilancio «probabilmente si aggraverà», avverte un portavoce della Guardia Costiera greca.

Finora sono state salvate 104 persone ma sul peschereccio viaggiavano tra le 400 e le 700 persone. Vuol dire che, nella più rosea delle stime, sono disperse oltre 200 persone ma potrebbero essere anche il doppio. «Potrebbe trattarsi di uno dei naufragi con il maggior numero di vittime», spiega Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Cifre che rendono ancora più drammatico il bilancio dei morti in mare già arrivato a quota 1039 dall’inizio del 2023, ricorda Flavio Di Giacomo. «Una cifra largamente sottostimata perché da quest’anno molte sono le partenze dalla Tunisia su imbarcazioni in ferro che sono la causa di tanti naufragi di cui non si ha nemmeno notizia».

«Più passano le ore più ci prepariamo al peggio», ammette Giorgos Favas, assessore alle Politiche Sociali del piccolo centro greco dove dalle undici di ieri mattina sono arrivati i primi scampati al naufragio. Sono «in buone condizioni di salute ma sotto shock» precisa Favas. Stavano viaggiando su un peschereccio lungo circa trenta metri, salpato da Tobruk, sulla costa libica, e diretto in Italia secondo quanto riportato dalla Guardia costiera greca. «Ma l’imbarcazione conteneva il doppio e forse il triplo dei passeggeri consentiti, e si è ribaltata», racconta Favas. Il naufragio è avvenuto nelle acque dell’Egeo, a 47 miglia nautiche da Pylos nel Sud del Peloponneso.

Il peschereccio era stato avvistato da un aereo dell’agenzia europea Frontex a mezzogiorno di due giorni fa e poi «successivamente da due motovedette, senza richiedere assistenza», racconta la Guardia costiera greca. I «migranti hanno poi rifiutato qualsiasi assistenza e hanno dichiarato di voler proseguire il viaggio verso l’Italia», sostengono i greci. Ma, in un comunicato, Alarm phone smentisce questa ricostruzione sostenendo che la Guardia costiera ellenica era «stata allertata alle 16.53» di due giorni fa così come «le autorità greche e le altre europee». Quindi «erano ben consapevoli di questa imbarcazione sovraffollata e inadeguata» ma – denuncia il centro che si occupa di ricevere le telefonate di soccorso – «non è stata avviata un’operazione di salvataggio», mentre «la Guardia Costiera ellenica ha iniziato a giustificare il mancato soccorso sostenendo che le persone in difficoltà non volevano essere soccorse in Grecia». Sarebbero state così perse – secondo Alarm phone – ore cruciali, fino al naufragio.

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