Il patetico teatrino

Andrea Malaguti

Storia amara di libertà negate, di insulti e di violenza. Eugenia Roccella, ministra-strega-cattiva e suppostamente antiabortista sale sul palco della Regione al Salone del Libro e gli attivisti(e) di “Extinctiotn Rebellion” e “Non una di meno” le gridano addosso come se fosse un nemico da tacitare e umiliare (magari perché, nella spirale dell’incomprensione acida, anche loro si sentono tacitate e umiliate). Va da sé che non si fa, perché un conto è la protesta e un altro è la prevaricazione, anche se dall’altra parte c’è la rappresentante di un governo di destra-destra che sui diritti civili tende a medioevalizzare piuttosto che ad allinearsi alla tanto invocata civiltà Occidentale.

Roccella contestata al Salone del libro, Montaruli contro Lagioia: “Vergognati”

Per chi avesse dubbi, chiedere al preoccupato premier canadese Justin Trudeau. Roccella reagisce con stile, chiede alle forze dell’ordine di non portare via nessuno (applausi) e invita i ribelli sul palco. Una di loro ci va. Roccella dice: prego parla. E lei parla, ma non dialoga. E quando la ministra-strega-cattiva prova a riprendersi il turno, viene ancora sommersa dalle grida. Sbagliato e, certo, inaccettabile come sostiene una premier che dovrebbe interrogarsi sulle proprie difficoltà a fare i conti col dissenso. Qualcuno invoca il direttore (uscente) del Salone, Nicola Lagioia. Non essendo ubiquo e tanto meno Superman con la responsabilità del servizio d’ordine di questa gigantesca fiera stracolma di gente, Lagioia si presenta appena può. Dice: «Protestare è il sale della democrazia, ma lasciatela parlare». Intervento di buonsenso che non risolve la questione, ma spinge la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli a gridargli le peggio cose. «Vergognati, suoneremo i tamburi quando te ne andrai». Lo vuole in esilio. Allontanato con piume e pece. Lagioia la guarda esterrefatto, senza neanche sapere che l’indignata e molto onorevole accusatrice è stata appena condannata a un anno e sei mesi per avere comprato Swarovsky, vestiti e borse firmate con soldi pubblici. Come direbbe Bartali: è tutto sbagliato, è tutto da rifare.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.