Jet a Zelensky, c’è anche l’Italia

dal nostro inviato   Ilario Lombardo

HIROSHIMA. Era stato Andriy Yermak, il capo ufficio presidenziale di Volodymyr Zelensky, a far capire che anche l’Italia sarebbe pronta in qualche modo a entrare nella neonata “jet coalition”. La conferma è arrivata poche ore dopo da Giorgia Meloni. La premier non ha smentito le indiscrezioni, lasciando intendere che il sostegno italiano sarà limitato all’addestramento dei piloti ucraini.

È un passo avanti importante nel sostegno militare, già massiccio, che sta ricevendo la resistenza ucraina. Nelle ultime ore c’è stata una svolta, avvenuta non a caso mentre i sette grandi si riunivano in Giappone. Gli americani hanno dato il via libera alla coalizione dei Paesi pronti a inviare gli F16 (si parla di tra gli altri di Danimarca e Paesi Bassi) o disponibili ad addestrare i piloti (Francia, Regno Unito, Belgio). L’ok di Washington era necessario, ma finora la Casa Bianca aveva frenato. Il cambio di strategia era nell’aria. Zelensky sta girando il mondo per raccogliere consenso sull’imminente controffensiva contro la Russia. Il suo arrivo a Hiroshima, sul palco del vertice internazionale più importante, ha coinciso con l’annuncio di Joe Biden agli alleati.

Guerra ucraina Russia, le news di oggi

L’Italia non ha F16 ma è considerata un’eccellenza nella formazione dei piloti. Il tema è altamente delicato per il governo italiano, per gli equilibri interni alla maggioranza e per la sensibilità dell’opinione pubblica, già spaccata sulle forniture militari a Kiev. Per questo, al termine del secondo giorno di G7, prima di lasciare Hiroshima in anticipo per raggiungere la Romagna affogata dall’alluvione, Meloni misura ogni singola parola. «Noi non disponiamo di F16 e quindi difficilmente potremo partecipare a questo progetto. Stiamo valutando un eventuale addestramento ai piloti ucraini ma è una decisione che non abbiamo preso e che stiamo discutendo assieme agli alleati». La strada sembra tracciata. Già a Kiev, lo scorso fine febbraio, la presidente del Consiglio non aveva escluso questa possibilità. L’Italia non si vuole sottrarre a un impegno che è stato richiesto direttamente da Zelensky. Ora però Meloni dovrà vedersela con gli alleati della Lega, non così favorevoli alla fornitura dei jet, con il mondo pacifista e una parte delle opposizioni. Ma bisognerà anche capire in cosa consisterà questo addestramento. Due le opzioni: o avverrà in basi italiane, o in quelle Nato ospitate sul territorio nazionale magari in collaborazione con addestratori stranieri. Resta anche l’ipotesi dell’invio di Amx e Tornado, i modelli in dotazione alla Difesa italiana. Ma è una decisione che si concretizzerà solo se la guerra proseguirà.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.