Crosetto e la Bce, parole in libertà

Veronica De Romanis

Nelle ultime settimane, diversi esponenti della maggioranza hanno espresso perplessità, dubbi e anche forti critiche, verso l’operato della Banca centrale europea. Per la presidente Giorgia Meloni il problema è essenzialmente di forma: «Sarebbe utile gestire bene la comunicazione sulle scelte che si fanno» ha detto nella conferenza stampa di fine anno. Per alcuni dei suoi ministri, invece, la critica è sostanziale. I giudizi, però, sono divergenti. Secondo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani «la decisione della Bce di aumentare i tassi è sbagliata». Il suo collega della Difesa, Guido Crosetto, la ritiene, al contrario, «una scelta comprensibile». Ciò che, invece, a suo avviso non è giustificabile è la fine del programma di Quantitative Easing (Qe), ossia l’acquisto da parte di Francoforte del debito dei Paesi dell’euro. Quindi, per riassumere, dal punto di vista del ministro, la Bce fa bene ad aumentare i tassi, ma fa male a ridurre la massa monetaria immessa nel sistema economico. «Il cambio repentino di politiche monetarie rischia di avere un effetto particolarmente negativo su di noi» ha spiegato in una recente intervista a Repubblica.

A fronte di tali affermazioni serve fare chiarezza. Ipotizziamo a titolo esemplificativo che la presidente Christine Lagarde – che per inciso non decide da sola, ma insieme a un consiglio composto da venti governatori delle banche centrali nazionali (incluso quello italiano, Ignazio Visco) e cinque membri del comitato esecutivo (di cui uno è italiano, Fabio Panetta) -, scelga di seguire la strategia proposta da Crosetto. In primo luogo, alza i tassi. Di conseguenza, i cittadini e le imprese comprano e investono meno. L’inflazione cala. Contemporaneamente, come suggerito dal ministro, la Bce acquista debito degli Stati. Ciò comporta un incremento della liquidità in circolazione. E, quindi, della domanda interna. In questo caso, però, l’inflazione sale.

Se il governo vuole (giustamente) rallentare la corsa dei prezzi, che non va dimenticato, erode il risparmio dei cittadini, in particolare quelli più deboli (come i pensionati o percettori di reddito fisso, cittadinanza compreso), non si può chiedere all’istituto di Francoforte di alzare i tassi e aumentare la massa monetaria simultaneamente. Le due cose non stanno insieme. Pertanto, bene fa la Bce a continuare a perseguire una politica monetaria restrittiva con un’inflazione media che resta intorno al 10 per cento. E, a interrompere gli acquisti di titolo di Stato dei Paesi membri dell’area dell’euro. Da marzo, poi, inizierà gradualmente anche a non rinnovare i titoli a scadenza con un ritmo pari a 15 miliardi al mese.

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