Intervista a Silvio Berlusconi: «Irresponsabile un voto anticipato. Salvini e Meloni federatori? Troppo caratterizzati»
Anche Meloni è stata al centro di polemiche per una «vicinanza pericolosa» di FdI ad ambienti neo-fascisti. Si sente di garantire anche per lei e il suo partito?
«Giorgia Meloni non ha bisogno di garanti.
Se Fratelli d’Italia non fosse un grande partito democratico non
saremmo alleati con loro. Io ho detto un’altra cosa: l’Europa sa, e me
lo hanno confermato in questi giorni a Bruxelles, di poter contare su di
noi per un’Italia pienamente inserita nei valori e nelle regole su cui
si fonda l’Unione Europea».
Nel suo partito c’è chi non la pensa come lei e la sfida quasi. Gelmini, Carfagna, Brunetta sono a capo di un’area che
auspica un diverso assetto politico. Brunetta propone una coalizione
fra socialisti, liberali e popolari a sostegno di Draghi. Che ne pensa?
«In verità, io non ho sentito nessuno in Forza Italia — voglio
ripeterlo, nessuno — contestare la nostra linea politica, che è quella
di lavorare per il Paese, sostenendo con forza il governo Draghi, e
facendo tutto il necessario, magari anche qualche sacrificio, perché il
Paese sia unito in questi mesi difficili. Lo facciamo da forza di
centrodestra che ha un profilo distinto da quello dei suoi alleati».
Ma allora perché c’è scontento nel suo partito?
«Si tratta di incomprensioni personali,
che vanno ricomposte, non di conflitti sulla linea politica che, lo
ripeto, è condivisa da tutti e non ha alternative. Sinceramente — lo
dico con stima e affetto per amici che collaborano con me da molti anni —
preferirei non leggere sui giornali notizie di polemiche che non ci
rappresentano e che non credo interessino gli italiani. Abbiamo ben
altre questioni da affrontare, stiamo uscendo faticosamente dalla più
grave crisi del dopoguerra e le ricadute sono dietro l’angolo. L’Europa e
il mondo vivono un momento molto difficile e delicato. Dobbiamo
attrezzarci ad affrontare nuove sfide planetarie, a partire da quella
cinese, che ci riguardano direttamente. Sono sfide ideologiche,
geopolitiche, economiche, militari. Sfide che riguardano le materie
prime, le tecnologie, l’energia che usiamo ogni giorno, l’ambiente e la
transizione ecologica. L’Italia presiede il G20 e in parternariato con
il Regno Unito avrà un ruolo centrale alla Cop26 di Glasgow. Dobbiamo
occuparci di queste cose».
Anche in FI c’è chi sospetta che lei
mantenga ferma l’alleanza con Salvini e Meloni soprattutto pensando alla
corsa al Quirinale. È così?
«Il centrodestra è stato fondato da me, 28 anni fa, per ragioni di
ben altro respiro. Di Quirinale, come sa, non intendo parlare né
occuparmi fino a quando un presidente come Sergio Mattarella sarà nel
pieno delle sue funzioni».
Ma le ipotesi di un Mattarella bis o di Draghi al Colle le trova convincenti?
«La regola di non parlare del successore di Mattarella vale anche in questo caso».
Ma può dire se si aspetta il voto
anticipato, nel caso Draghi salisse al Quirinale? Ed esclude qualunque
modifica della legge elettorale?
«Questo governo sta portando l’Italia fuori dall’emergenza sanitaria
ed economica. È un lavoro difficile che sta procedendo con buoni
risultati grazie al senso di responsabilità di tutte le forze politiche.
Sarebbe davvero irresponsabile pensare di interromperlo
prima del tempo per bloccare il Paese in una campagna elettorale. Per
la stessa ragione, parlare ora di legge elettorale significa far
circolare veleni, mentre l’Italia si aspetta che la politica si occupi
di tutt’altro, di vaccini, di Pnrr, di tasse, di pensioni, del benessere
e della sicurezza degli italiani».
A proposito di Draghi: andrà anche lei dal premier? E significherebbe che FI la rappresenta solo lei?
«Il fatto che sia io a rappresentare Forza Italia mi pare non sia
messo in discussione da nessuno. Peraltro, collaborano con me un
coordinatore nazionale e un gruppo dirigente di eccellente qualità.
Sull’incontro del centrodestra con il presidente Draghi dobbiamo ancora
ragionare, ma naturalmente il mio rapporto con il premier è costante nel
tempo. Gli ho parlato anche da Bruxelles».
Lei è stato il federatore e il leader
del centrodestra per oltre 20 anni. È vero che oggi pensa di poter
essere lei stesso a indicare un nuovo federatore? E Salvini e Meloni potrebbero diventarlo?
«Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno entrambi grandi capacità e un
profilo fortemente caratterizzato. Da qui alle elezioni, che non sono
imminenti, si troverà la soluzione migliore. Il centrodestra però deve
distinguersi per l’equilibrio, la serietà, la coerenza delle sue
proposte, non per le sue questioni interne».
Qual è oggi il suo obiettivo politico, a breve e lungo termine?
«Mantenere unito il Paese, in uno stretto rapporto con l’Europa, per ripartire davvero: dobbiamo garantire che i nostri figli e i nostri nipoti possano vivere meglio di noi, così come i nostri padri e i nostri nonni lo hanno garantito a noi. Oggi, per la prima volta da secoli, questo non è affatto scontato».
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