Meloni e Salvini, due alleati troppo simili per non essere rivali. Storia di una lite infinita (dietro gli abbracci)

di Tommaso Labate

«Ma davvero l’ha detto? A me dice che sono la destra radicale? Ma in Europa sta lui con la Le Pen!». Difficile crederlo oggi, mentre è in corso il capitolo della guerra fredda per decidere chi dei due è più radicale, più critico sul «sistema», più vicino «al popolo», più acido sui green pass, più solidale con le manifestazioni di piazza, insomma, più distante dal «modello Draghi», anche se l’uno ne sostiene il governo stando in maggioranza e l’altra ha gioco più facile, avendo optato per l’opposizione. Ma c’è stato un tempo, e neanche troppo lontano, in cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni litigavano per l’esatto contrario, e cioè per chi tra i due meritasse la patente di «moderato». Succedeva nel febbraio del 2020, poche settimane prima che esplodesse la pandemia. Il leader della Lega, rispondendo alla stampa estera, aveva liquidato le domande sulla pari grado di Fratelli d’Italia annotando che «non ambisco certo a rappresentare la destra radicale, io»; di più, «chi ha il 32 per cento», perché di tanto nei sondaggi era accreditato, «deve parlare a tutti». Le urla della Meloni, nel leggere il lancio d’agenzia con le dichiarazioni di Salvini, avevano fatto tremare anche i vetri, almeno a sentire i racconti dei suoi. «A me dà della destra radicale? Ma se in Europa con la Le Pen ci sta lui, mica noi».

Che umanamente non si siano quasi mai sopportati non è un mistero per nessuno, quantomeno nel Palazzo. «Salvini contro Meloni» e «Meloni contro Salvini», nel corso degli anni, sono diventati sussurri da Transatlantico di quelli che hanno la vita delle piante grasse, visto che sopravvivono senza nemmeno il bisogno che qualcuno si prenda la briga di innaffiare. Poi ogni tanto succede, come con l’audio del leader leghista pubblicato dal sito del Foglio , avente per oggetto i fastidi (leggasi senza eufemismi, «rottura di c…i») di avere la nemica Giorgia a destra, e il film riprende daccapo, uguale a se stesso.

Tutto è cominciato quando i due «allievi» (copyright Silvio Berlusconi) si sono impadroniti della classe del centrodestra approfittando dell’assenza del professore (sempre Berlusconi), privo dell’agibilità politica dopo la conferma della condanna in Cassazione. Qualche mese dopo quell’estate del 2013, eccoli insieme, Salvini&Meloni, a posare la prima pietra di una possibile «cosa nero-verde», sinergia tra Lega e Fratelli d’Italia, che avrebbe dovuto trasformare il centrodestra in destra-destra, liquidare il berlusconismo e fare concorrenza al M5S.

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