La Cina ci deride. Troppo tardi alzare la voce

di CESARE DE CARLO

L’epitaffio viene da Pechino. Impietoso. Ironico. E’ finita l’epoca in cui “piccoli gruppi” di nazioni decidevano i destini del mondo. Fra questi il G 7 che si è concluso ieri sulle coste della Cornovaglia. La Cina comunista non ci teme. Se lo può permettere. Il mostro che ci ha avvelenato, ora deride la nostra irrilevanza. E quel mostro l’abbiamo creato noi quando ventuno anni fa l’abbiamo fatto entrare nella World Trade Organization. E’ la globalizzazione, ci spiegarono Bill Clinton e i governi di un’Europa socialista. Fu un suicidio. Ora pare se ne siano resi conto anche i sette patetici personaggi che rappresentano nazioni un tempo ricche e potenti.

Ma non saranno i loro generici impegni in favore dei diritti umani, per il rispetto delle minoranze etniche e religiose, per l’autonomia di Hong Kong, per la sicurezza di Taiwan, per il clima e infine per un’inchiesta su un virus sulla cui origine artefatta si nutrono sempre meno dubbi, non saranno questi impegni, anzi questi auspici a riportare indietro gli orologi della storia.

La Cina del paradosso – il capitalismo calato nella camicia di forza del totalitarismo – sta vincendo. O forse ha già vinto.

Se lo chiede Kishore Mahbubani, un ex diplomatico, in un best seller dal titolo “L’Occidente ha già perso?’’. Nel suo saggio, enumera le “follie” compiute dall’America e dall’Europa negli ultimi trent’anni. Eccone alcune.

Le umiliazioni inflitte alla Russia postcomunista (allargamento della Nato e le sanzioni di Obama). L’invasione dell’Iraq (decisa da Bush junior). La perdita di alleati preziosi in Medio Oriente (Obama, le primavere arabe, la guerra in Libia). E soprattutto quella globalizzazione che la Cina ha sfruttato per copiarci, per farci la concorrenza con una manodopera di schiavi e con la complicità delle multinazionali occidentali. Sino a che – troppo tardi – ci siamo accorti che esportavamo ricchezza e importavamo povertà.

Chiudere la porta ora, come tentano di fare gli Stati Uniti, gli europei, il Giappone, è appunto troppo tardi. I buoi sono già fuori e calpestano la nostra velleità di ripresa.

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