Sparatoria Ardea: il killer girava armato e faceva paura. Ma nessuno lo ha mai fermato

di ALESSANDRO FARRUGGIA, INVIATO AD ARDEA

Era una strage evitabile. Perché a compierla in una domenica afosa nella sonnacchiosa comunità di Colle Romito, quasi quaranta chilometri a sud di Roma, vicino ad Ardea, nella provincia romana che guarda a Latina, è stata il 35enne Andrea Pignani: una persona instabile, irascibile, litigiosa, forse malata di mente, che aveva un precedente per minacce nei confronti della madre, Rita Rossetti, e che nonostante questo aveva accesso a una pistola. Una Beretta 7.65. E infatti l’ha usata per ammazzare tre persone, tra le quali due bambini, e poi togliersi la vita. “A me per un po’ di droga mi tengono ai domiciliari – ha urlato Domenico Fusinato, padre dei due bambini uccisi – e questo con la pistola nessuno lo controllava, e guardate cosa ha fatto”.

FOTO /  I soccorsi e l’arrivo delle forze speciali

Ingegnere informatico da tempo senza lavoro, Pignani vedeva montare dentro di sé giorno dopo giorno un oscuro malessere che divampava all’improvviso per poi tonare a nascondersi. “È una disgrazia, una disgrazia. Andrea era disoccupato da tempo – ha ricostruito la madre, Rita – era solo, isolato. Non aveva amici, non usciva mai, stava sempre nella sua stanza e non si curava. Quanto alla pistola era l’arma di mio marito, che era guardia giurata e che è scomparso nel novembre 2020, un anno dopo il nostro trasferimento qui. Quella pistola non l’abbiamo riconsegnata perché non sapevamo più dove fosse”.

Andrea invece lo sapeva dove era, l’ha trovata e l’ha mostrata in giro alcune volte ai vicini, durante le frequenti liti, per intimidirli. Così almeno sostiene Romano Catino, il presidente del consorzio che si estende per 170 ettari.

“Quella famiglia – afferma Catini – è arrivata nell’ottobre 2019 e ha subito creato problemi. Ogni tanto Andrea Pignani litigava con i vicini, con pretesti futili. E pure con la madre pare i rapporti fossero difficili. Andava facilmente fuori di testa e spesso mi dicono che mostrava la pistola. Alcune volte ha anche esploso dei colpi in aria. Pensavamo fosse una scacciacani, fossero colpi a salve, e invece purtroppo era una pistola vera. La nostra vigilanza era stata allertata più volte, abbiamo un mucchio di segnalazioni dei vicini ed erano stati messi sull’avviso, con segnalazioni verbali, anche i carabinieri, che avranno fatto le loro verifiche. Io però mi chiedo perché quella persona aveva accesso ad una pistola”.

Probabilmente perché formalmente non lo aveva e la pistola del padre era ufficialmente persa, ancorché non riconsegnata dopo il decesso. “Pignani – conferma il sindaco di Ardea, Mario Savarese – era una persona instabile, che aveva comportamenti ostili verso la comunità. Ma nessuno ha intuito che il suo disagio poteva portare a questo”. I vicini raccontano che quando qualcuno si lamentava perché Argo, il cane di razza beagle della famiglia Pignani, abbaiava troppo a qualcuno che passava vicino al muro di cinta lui usciva, portando con sé la pistola, e inveiva profferendo minacce. Anche per questo tutti lo evitavano e ancora oggi, da morto, ne parlano quasi con timore.

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