Scuola, si riapre: ecco tutte le incognite e i nodi ancora irrisolti

La provincia però è andata un po’ oltre e ha previsto che senza test si sarebbe rimasti in Dad, una misura che il ministero ha bocciato con una circolare in cui precisa che la presenza in classe non può essere subordinata all’effettuazione di test diagnostici. A questo punto dopo Pasqua gran parte dell’Italia è tornata in classe senza test mentre in Alto Adige sono andati avanti nonostante la precisazione del ministero e nonostante un ricorso al Tar da parte dei genitori. Il ministero sta comunque studiando delle iniziative a campione, mentre a livello locale ci sono diversi esempi di iniziative di tracciamento, da Pesaro alla regione Lazio o Palermo.

Classi sovraffollate, manca la sicurezza

l fantasma che spaventa tutti in questo rientro in presenza al cento per cento è il sovraffollamento delle aule. «Siamo sempre stati favorevoli alla riapertura della scuola – avverte Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio –. Ma resta da risolvere il problema delle classi-pollaio. In aule piccole e particolarmente numerose non può essere garantita la distanza di sicurezza. Ci meravigliamo del fatto che il governo non abbia preso in considerazione questo aspetto. Per far rispettare le misure di sicurezza e la regola del distanziamento la gran parte dei presidi troverà molte difficoltà: con il numero di studenti presenti nelle classi o si interviene sul metro di distanza oppure si continua a andare in aula al 50 per cento come avviene adesso». Nelle prime classi delle superiori la norma prevede «di regola» 27 alunni, con la possibilità di arrivare anche fino a 30. «Nella gran parte delle scuole – prosegue Rusconi – in particolare quelle dei centri storici delle grandi città, questi spazi non ci sono. Si sono realizzati lavori all’inizio dell’anno ma solo una percentuale minima è riuscita a ricavare nuovi spazi. Le classi dovrebbero avere meno studenti per tornare in sicurezza al cento per cento ma costa molto, il governo finora non ha voluto impegnarsi in un intervento che permetterebbe di risolvere anche il problema della dispersione scolastica».

LA STAMPA

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