Riaperture e vaccini, il piano è partito: Draghi soddisfatto. Ora in agenda c’è l’economia

Quanto resterà a Palazzo Chigi è un dato che nessuno conosce, nemmeno lui, ma la certezza è che oltre alla guerra da vincere contro il Covid, Mario Draghi sta impostando un’altra sfida, quella di riforme strutturali che consentano all’Italia di uscire dal deficit storico di crescita che ha ingabbiato il Paese nell’ultimo ventennio: per questo motivo la riforma della giustizia che sta impostando Marta Cartabia dovrà in qualche modo essere rivoluzionaria, una riforma da accompagnare nella seconda metà dell’anno in corso da altre operazioni radicali, che a Palazzo Chigi il suo staff sta già impostando. Una riforma delle imprese incentrata sulla capacità di innovazione tecnologica, altro gap strutturale del Paese; una riforma della ricerca scientifica e degli investimenti ad essa collegati, altro deficit nazionale, ma anche europeo, testimoniato anche dal ritardo del Vecchio Continente sulla produzione di vaccini contro il Covid.

Considerare il deficit «con gli occhi del futuro»

È un’agenda economica che non è ancora stata svelata in tutti i suoi dettagli, ma che per il premier è ineluttabile. Anche sotto il profilo istituzionale, persino costituzionale, se i partiti glielo permetteranno, perché «tutto deve cambiare», come ha detto lui stesso, in un Paese strangolato da un’amministrazione statale inefficace nel dare risposte moderne e rapide ai cittadini come alle imprese straniere che vogliono investire in Italia. La pandemia ha fatto saltare tutti gli schemi di politica economica, anche europea: e chi pensa ancora ai parametri del deficit «ragiona con gli occhi del passato e non del futuro», è la convinzione e insieme la scommessa del capo del governo.

CORRIERE.IT

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