“In Israele la vita riparte, ora”. E iniziano le vaccinazioni per adolescenti fragili

La professoressa Levi-Schaffer sottolinea che “i bambini hanno un sistema immunitario particolare e più delicato perché non hanno incontrato tutti i patogeni con cui entra in contatto un soggetto adulto durante l’arco della vita. Dunque bisogna essere cauti, ma dai primi risultati visti nel mondo sui soggetti pediatrici che hanno ricevuto dosi di Pfizer e Moderna, perché affetti da patologie che li rendono particolarmente vulnerabili, i rischi riscontrati sono stati finora minimi o addirittura inesistenti”.

“La malattia può avere esiti molto più gravi dei possibili rari effetti indesiderati del vaccino, per questo è importante procedere con l’immunizzazione in maniera veloce in ogni parte del mondo”, sottolinea la docente. Un proposito che in Israele è diventato realtà e che sta portando al progressivo allentamento delle restrizioni: “La Pasqua ebraica è imminente e non dovrebbero esserci speciali restrizioni anche se – prosegue la scienziata – le famiglie dovranno rispettare la regola di massimo 20 persone al chiuso e 50 all’aperto. In queste settimane siamo riusciti a far ripartire molte attività, ma sempre rispettando distanziamento e obbligo di mascherina”.

Con l’allentamento delle restrizioni, infatti, Israele ha visto riaprire scuole, negozi, stadi, ristoranti, palestre, così come stanno ricominciando gli eventi all’aperto. Gli ingressi restano a numero limitato, la mascherina e il distanziamento rimangono per ora validi. Per effettuare l’ingresso basta presentare all’entrata dei luoghi pubblici il certificato vaccinale (“green pass”) che attesta di aver ricevuto la seconda dose di vaccino. Inoltre, per i cittadini che non hanno ancora completato l’immunizzazione, si è deciso di installare postazioni per test antigienici rapidi all’ingresso dei locali pubblici quali ristoranti, palestre, teatri, ecc.

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Ma come si spiega la particolare efficienza israeliana nelle immunizzazioni? Levi-Schaffer afferma che “si è vaccinato in tutti i luoghi possibili: ospedali, scuole, università, tendoni, drive-in, ecc”. “Israele ha avuto la fortuna di possedere un sistema sanitario così digitalizzato da attrarre le case farmaceutiche, – sottolinea la professoressa, – i database contengono la completa documentazione di tutte le malattie che il paziente ha avuto nel corso della sua vita, dei farmaci e delle vaccinazioni che ha effettuato. Questo ha contribuito molto ad accelerare la campagna vaccinale. Il Paese è poi un osservatorio a cielo aperto, costituito da una popolazione multietnica, una peculiarità che attrae le case farmaceutiche, non solo per quanto riguarda il Covid-19, ma in generale”.

“Bisogna infine sottolineare che la maggior parte della popolazione è favorevole alla vaccinazione: sono pochi i no-vax. Tendenzialmente si ha più paura dell’esito infausto malattia che degli eventuali e rari effetti indesiderati del vaccino”. Perché, conclude la scienziata, “qui le persone vogliono vivere, non con il senno di poi, ma ora”.

L’HUFFPOST

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