Vaccino Covid, un codice doganale su ogni fiala: così l’Italia non perderà le dosi

di Milena Gabanelli

Vaccino Covid, un codice doganale su ogni fiala: così l'Italia non perderà le dosi

Il vaccino Jenssen di prossima approvazione anche in Europa (Ap)

Roma-Fiumicino 5 febbraio 2021, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) ferma otto fiale di vaccino Covid in fase 1 di sperimentazione (adenovirus inattivato), spedite da ReiThera Srl Unipersonale di Roma a Moredun-Scientific, Uk. Altre fiale con lo stesso contenuto il 12 e 17 febbraio, e l’1 marzo, con destinazione Stati Uniti e Glasgow. L’ultimo stop il 3 marzo: 40 fiale per 400 dosi di vaccino Covid per sperimentazione da Catalent Anagni Srl, a Astrazeneca LP Gaithersburg, Usa. Il Regolamento europeo 2021/111 identifica, tra la merce oggetto di autorizzazione, i vaccini Covid e i principi attivi di tali vaccini, comprese le banche di cellule. Tutte le spedizioni di cui sopra erano prive di autorizzazione. Ma in realtà il regolamento è facilmente raggirabile scomponendo le parti di vaccino per riassemblarle da un’altra parte. Queste criticità vengono segnalate al ministero degli Esteri e a quello della Salute, contemporaneamente Adm scrive alle Autorità europee (DG-Taxud) sulla necessità di contrassegnare le spedizioni di vaccini e di singoli componenti con appositi codici doganali. L’Autorità europea condivide, e i codici diventeranno regola Ue a partire dall’11 marzo.

I codici doganali

Tali codici infatti consentono agli ispettori delle dogane europee di identificare subito la presenza di questi prodotti sanitari nelle spedizioni ed esercitare le funzioni di vigilanza. Non sarebbe infatti immaginabile che i controlli possano avvenire aprendo tutti i pacchi; si tratta di definire indicatori di rischio e opportune classificazioni delle merci che consentano una selezione accurata ed efficace di potenziali problematiche. E una volta aperto il pacco, il prodotto viene esaminato nei laboratori chimici dell’Agenzia. Un deterrente che costringe l’esportatore ad attenersi alle regolari richieste di autorizzazione. È il caso della partita di 500 mila dosi di vaccino AstraZeneca, poi diventate 250 mila, in partenza il 26 febbraio da Anagni per l’Australia.

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