John Elkann e il secolo dell’Avvocato: “Non avrebbe temuto il virus e sarebbe orgoglioso di Draghi”

MASSIMO GIANNINI

«Se potessimo festeggiare con lui i suoi 100 anni, pensi che momento straordinario sarebbe… Ci sarebbero tante cose di cui parlare: tutte quelle che sono successe negli ultimi vent’anni». «Lui» è Gianni Agnelli, e il 12 marzo avrebbe compiuto appunto 100 anni. Un secolo di vita, per un uomo che la vita l’ha attraversata come un lampo, ma lasciando tracce profonde di sé nella sua famiglia, nelle sue aziende, nella sua città, nel suo Paese, nel suo mondo. Di lui parla adesso John Elkann, il nipote che dall’Avvocato ha ereditato un po’ tutto: le aziende, la responsabilità, il comando. I piccoli ricordi personali sono tanti, e il presidente di Exor e Stellantis li ha rievocati tante volte: dalle regate in barca a vela in Corsica alle discese di skeleton a Saint Moritz, dalle visite alla Pinacoteca di Torino ai film nei cinema di Parigi. E questi ricordi personali si intrecciano fatalmente con i grandi problemi attuali: il Coronavirus e la Grande Recessione, l’Europa e l’America da Trump a Biden, il neo-imperialismo cinese e Greta Thunberg, le disuguaglianze sociali e le sfide ambientali, i populismi e Mario Draghi. Temi sui quali l’opinione di Agnelli avrebbe pesato, e sui quali ora ragiona anche Elkann. «Del Covid non dobbiamo avere paura, come sono sicuro avrebbe fatto mio nonno: ma dobbiamo esercitare la massima attenzione, questo sì». E anche su Draghi, Elkann non ha dubbi: «Sarebbe stato molto orgoglioso di un presidente del Consiglio come lui». Soprattutto, Agnelli avrebbe cercato un dialogo con i giovani, a partire da Greta Thunberg: «Sono certo che avrebbe voluto incontrarla». Navigando in mezzo al secolo dell’Avvocato, il suo erede dice la sua anche sui business e le passioni della famiglia. Su Stellantis, prima di tutto: «E’ un traguardo importante, ma per noi è un punto di partenza, non di arrivo». Poi la Juve: «Abbiamo fiducia in un allenatore e in una squadra giovane». E infine la Ferrari: «Siamo delusi, come tutti i tifosi della Rossa, ma sono ottimista perché abbiamo due piloti giovani, che con la loro umiltà e determinazione stanno contagiando tutto il team».

Ingegner John Elkann, da cosa sarebbe rimasto più colpito Gianni Agnelli, in quest’ultimo anno?
«Da quasi tutto, direi. A partire dalla pandemia, col suo impatto devastante sulla vita delle persone, dalle conseguenze più gravi a quelle apparentemente futili: le limitazioni ai viaggi, per esempio, sarebbero state gravose per un viaggiatore innamorato della libertà come lui…Ma poi pensiamo anche a tutto il resto, all’economia, alla società, alla cultura. La globalizzazione e il boom del commercio elettronico, Twitter e Netflix. L’incredibile avventura dell’uomo che si spinge oltre i confini del cosmo andando su Marte. E per ritornare sulla Terra: la forza della Cina, la Brexit, l’assalto a Capitol Hill. In Italia: un governo a larga maggioranza, le piazze e gli stadi vuoti, il coraggio degli infermieri, dei medici e delle forze dell’ordine di fronte al virus».

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