Ora la svolta tocchi Alitalia

Quella “discontinuità” tra il prima e il dopo, che la Commissaria Vestager continua giustamente a esigere, oltre a rappresentare un vincolo per il nuovo esecutivo, può anche rappresentare un’opportunità per dare un segno di “discontinuità” più generale sul piano della gestione di dossier aggravati proprio dall’irresponsabilità politica. Sono molto fiduciosa sul fatto che il Governo troverà il modo per gestire questo problema, che ormai è sul tavolo e non può essere rimosso, in modo tale da far rientrare in breve tempo anche il dossier Alitalia in un paradigma di normalità politica, economica e finanziaria.

Non è ovviamente sufficiente garantire che questo salvataggio sarà “l’ultimo”, perché tutte le eccezioni e le deroghe ultime sono destinate a diventare penultime e a perpetuarsi come regola. È necessario incanalare la soluzione di questa ennesima emergenza Alitalia in uno schema, che l’adegui in breve tempo agli standard normativi e politici europei e impedisca che rimanga un ricettacolo di rendite non solo ingiustificate, ma “diseducative” e un modello vizioso di risoluzione delle crisi industriali. Ed è necessario uscire dalla retorica totalmente infondata della «compagnia di bandiera che serve al turismo» per dare una qualche credibile prospettiva industriale a quel che resta dell’azienda, che consumava assai più risorse di quanto valore producesse già prima che il Covid mettesse in ginocchio il settore e in crisi le aziende più sane.

Quando nel suo intervento di investitura al Senato Draghi ha sostenuto che il «Governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente», ha tracciato una rotta che deve essere fatta valere anche per Alitalia.

LA STAMPA

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