Draghi al G7, l’esordio da premier e il primo compito: scrivere il piano globale per immunizzare il pianeta

L’uscita dalla pandemia è al primo posto del suo programma di governo, ma sarà in cima anche al contesto internazionale in cui Mario Draghi si muoverà nei prossimi mesi, non solo come presidente del Consiglio italiano ma anche come presidente di turno del G20.

La presidenza dell’organismo internazionale che include anche la Cina è stata richiamata più volte durante la prima riunione del G7 dopo oltre un anno: è stato il debutto di Mario Draghi, anche se a distanza, con i leader mondiali, il primo contatto con Joe Biden, ma anche l’assunzione di un serie di responsabilità: toccherà al G20, e dunque alla presidenza italiana, coordinare per il futuro una risposta globale alle pandemie e nel caso esplorare anche la possibilità, specialmente attraverso il Global Health Summit di Roma, di «un trattato globale sulla salute».

Ma non solo: al governo italiano viene chiesto anche di più, e direttamente dalle Nazioni Unite, sempre nel ruolo di presidente di turno del G20: per il vertice di Roma, a maggio, il nostro governo potrebbe essere chiamato a predisporre lo schema di un «piano mondiale di vaccinazione» che punti a coprire tutti i Paesi, ad oggi sono almeno 130, che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino contro il Covid. Una proposta avanzata mercoledì dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per istituire una «Task force di emergenza G20» volta a sviluppare un Piano vaccinale globale.

Insomma per Draghi diverse assunzioni di responsabilità, insieme anche ad un impegno finanziario cospicuo, in linea con Washington, Londra, Parigi e Berlino, per contribuire proprio al Fondo internazionale per la distribuzione del vaccino ai Paesi che non possono permetterselo. Ieri sono stati raggiunti 7,5 miliardi grazie anche ai contributi dei Paesi del G7, mentre la quota italiana deve essere determinata con esattezza.

Nel corso del vertice Draghi ha espresso almeno due concetti chiave: il valore della «trasparenza delle regole» come fondamentale per le dinamiche che coinvolgono la salute in ogni Paese, salute intesa come «bene pubblico globale». Per questo l’Italia chiede che l’accesso equo, universale e di massa ai vaccini sia «un imperativo non negoziabile». E poi il fermo rispetto dei principali obiettivi internazionali sugli accordi che riguardano clima ed emissioni, «perché arrestando i cambiamenti climatici e tutelando le biodiversità si possono in futuro evitare altre pandemie».

A questo proposito, la Cop 26 sul cambiamento climatico — che l’Italia organizza in partnership con il Regno Unito — e la Cop 15 (sulla biodiversità) saranno appuntamenti cruciali per testare la comune capacità di risposta. Draghi ha poi condiviso pienamente la condanna del «golpe militare in Birmania e della detenzione di Aleksej Navalny in Russia», così come una rivendicazione congiunta sul valore di un ruolo unitario «delle democrazie» sulla scena globale per la promozione «di società più prospere e aperte».

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