Idrogeno, rinnovabili e addio al carbone. Draghi punta 90 miliardi sulla svolta green

di ALESSANDRO FARRUGGIA

“Il mio governo sarà europeista, atlantista e ambientalista, metterà l’ambiente al centro di tutte le politiche, in maniera trasversale. Sulla transizione ecologica si costruiscono posti di lavoro, grazie a queste politiche produrremo occupazione, crescita e rafforzeremo la tutela dell’ambiente”. Non poteva essere più esplicito il presidente incaricato Mario Draghi nell’incontrare Wwf, Legambiente e Greenpeace, ai quali ha annunciato che nel nuovo esecutivo – scelta epocale – ci sarà un dicastero della transizione ecologica, una vecchia idea degli ambientalisti. Draghi non ha detto quali ministeri assorbirà, ma le ipotesi sono due: la prima è che unisca il ministero dell’Ambiente e le competenze energetiche e forse anche parte di quelle industriali del ministero dello Sviluppo Economico, la seconda che li inglobi totalmente.

L’idea dell’ex governatore Bce è quella prevalente in Europa, al di là degli schieramenti: l’ambiente non è un vincolo ma una opportunità. La leva finanziaria delle sue politiche sarà costituita dai fondi di NextGenUe, il Recovery fund. Nella bozza allestita dal governo Conte, all’ambiente sarebbero andati 68,9 miliardi. Draghi vorrebbe andare oltre, portando nel duplice contenitore della transizione ecologica e delle infrastrutture per la mobilità sostenibile oltre 90-95 miliardi.

In lista ci sono interventi per la creazione di una filiera dell’idrogeno verde (in linea con la strategia Ue) che produca questo carburante alternativo nelle aree industriali dismesse; l’utilizzo dell’idrogeno nella siderurgia per favorire la decarbonizzazione (vedi l’Ilva di Taranto) e nelle ferrovie non elettrificate. Grande impulso avranno le rinnovabili, sia sostenendo la filiera industriale sia sviluppando impianti fotovoltaici e parchi eolici, anche offshore. Inoltre, si punta ad accelerare le procedure regolatorie e le possibilità di revamping (riavviamento e potenziamento) dei vecchi impianti, creando anche nuove strutture di accumulo per lo stoccaggio dell’energia da fonti rinnovabili.

Piena l’adesione di Draghi agli obiettivi europei sul cambianto climatico (taglio delle emissioni del 55%) che richiederà la revisione del piano nazionale di energia e clima. In questo senso possibili nuovi fondi sia per le reti di trasmissione sia per l’accelerazione della chiusura delle centrali a carbone, che Enel ha in agenda entro il 2025.

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