Mes, cos’è e come funziona il Meccanismo europeo di stabilità: il nuovo fondo salva-Stati

La riforma. Cosa cambia?

Il 14 giugno scorso, durante il governo Conte I sostenuto da Lega e M5s, l’Eurogruppo (la riunione dei ministri delle Finanze dei 19 Stati Ue che hanno adottato l’euro) ha concordato una bozza di riforma del Mes con l’obiettivo di completare l’Unione bancaria e di rafforzare l’Unione monetaria. L’iter della riforma non è però completato. La riforma prevede che il Mes assuma la funzione di “backstop” (paracadute finale) del fondo di risoluzione unico delle banche: una linea di credito da 70 miliardi, a cui i Paesi potranno accedere qualora i loro fondi nazionali per le risoluzioni bancarie (risorse delle banche e non pubblici) non siano sufficienti. Obiettivo scoraggiare la speculazione sugli istituti finanziari. L’entrata in funzione di questa novità è prevista per il 2024 al più tardi. Viene poi rafforzato il ruolo del Mes, organo tecnico, nei confronti della Commissione Ue, che è un organo politico, in caso di assistenza agli Stati in difficoltà e anche gli strumenti a sua disposizione. Il Mes potrà fare da mediatore tra Stati e investitori privati qualora fosse necessaria la ristrutturazione di un debito pubblico. Infine è prevista la riforma delle «clausole di azione collettiva» (Cacs) negli eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. Dal 2022 sarà più semplice ottenere il via libera della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano, perché dalle attuali regole che richiedono una doppia maggioranza, si passerà a una maggioranza unica.

L’iter

È in corso la discussione per riformare il Mes. Mancano però ancora dei passaggi formali: il via libera dell’Eurogruppo (sarà discusso nella riunione di dicembre), l’approvazione dei capi di Stato e di governo (Eurosummit di dicembre) e la successiva ratifica da parte di tutti i 19 Parlamenti nazionali dell’Eurozona. La bozza che è stata diffusa dopo l’Eurogruppo del giugno scorso contiene diverse novità, valutate positivamente nel complesso dagli esperti, ma con alcuni punti critici per l’Italia, legate in particolare al rischio che l’annuncio di una maggior facilità nella ristrutturazione dei debiti pubblici scateni la speculazione contro i Paesi con i conti meno in ordine.

Il Backstop e le linee di credito precauzionali

Con l’attivazione del «backstop» (paracadute) verrà eliminata la possibilità per il Mes di procedere a ricapitalizzazioni dirette di istituti in difficoltà e verranno modificate le condizioni di accesso alle linee di credito precauzionali previste. Finora questi strumenti, per accedere ai quali era necessario firmare un memorandum d’intesa (con conseguente limitazione della sovranità), non sono mai stati usati. La riforma introduce linee di credito precauzionali, utilizzabili nel caso in cui un Paese venga colpito da uno choc economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati, senza bisogno di firmare un memorandum (come accaduto alla Grecia, al Portogallo, alla Spagna e all’Irlanda): si firmerà una lettera d’intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità. Potrebbe essere un problema per i Paesi ad alto debito, costretti a ridurlo forzosamente per accedere ai fondi. In ogni caso per l’Italia la questione non si pone, perché una delle clausole per accedervi è non avere squilibri eccessivi, e l’Italia è sotto monitoraggio Ue da anni per il debito. Dunque per accedervi dovrebbe prima tagliare il debito.

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