Di Maio non molla la presa, Palazzo Chigi pronti a congelare il salva-Stati

di Monica Guerzoni

Di Maio non molla la presa, Palazzo Chigi pronti a congelare il salva-Stati

Vista da fuori, la maggioranza di Giuseppe Conte sembra pronta al collasso. La confusione è all’apice e i partiti di maggioranza litigano a tutto campo, dal Mes alla prescrizione, dalle regionali alla fondazione Open. Eppure, negli ultimi due giorni, a Palazzo Chigi si sono convinti che «il governo reggerà», anche dopo una eventuale sconfitta del Pd in Emilia Romagna, il 26 gennaio. Non a caso Conte dall’Africa parla di rilancio dell’esecutivo e mette in agenda «riforme di più ampio respiro». E Zingaretti approva, al punto da invocare una «visione condivisa del futuro».

Il mezzo miracolo, della cui durata è lecito dubitare, si deve alla grande paura di andare tutti a casa e al ritrovato asse tra Conte e Di Maio dopo la trasferta romana di Grillo. Lo stato della maggioranza era arrivato a un tale punto di logoramento che premier, capi delegazione e ministri si sono messi a tessere una rete a protezione del governo. La prima verifica si avrà lunedì nell’aula della Camera, quando il presidente del Consiglio cercherà di disinnescare la mina del Mes, il cosiddetto trattato Salva Stati. Con la propaganda sovranista di Salvini che seduce molti parlamentari 5 Stelle, Di Maio paventa uno «stritola Stati» e Conte, che non può permettersi strappi, medita di assecondarlo.

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