Borse, scattano i realizzi. Spread risale. Giù petrolio con freno Opec

di Chiara Di Cristofaro e Andrea Fontana

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Tempo di realizzi per le Borse europee: dopo aver toccato nuovamente i massimi da 4 anni e mezzo a metà seduta, in base all’indice Stoxx600, gli indici azionari hanno seguito la prima inversione di tendenza di Wall Street, ai nuovi top storici in apertura, e terminato le contrattazioni in ribasso. Alle vendite ha contribuito anche la netta correzione dei prezzi del petrolio (-2,5% il Wti dicembre a 55,6 dollari al barile, -2% il Brent gennaio a 61,2 dollari al barile) che, a causa delle apprensioni sulla volontà dei grandi esportatori a concordare a dicembre un nuovo taglio alla produzione, ha piegato i titoli dell’industria del greggio. Anche il settore auto, grande protagonista della mattinata grazie ai dati Acea sull’incremento delle vendite a ottobre in Europa, si è progressivamente spento. Il quadro complessivo ha portato in rosso Milano (-0,57% il FTSE MIB) e Parigi (-0,35%) e azzerato i buoni rialzi mostrati da Francoforte e Londra.

A Milano vendite su molti titoli che viaggiavano vicine ai massimi storici, come Poste Italiane (-1,7%) e Terna(-1,9%), e sulle Generali (-1,8%), fino a qualche giorno fa al top da undici anni.Male le utility (-1% Enel, anch’essa al top dal 2008 qualche giorno fa) e i petroliferi (-0,9% Eni e -1,3% Saipem).
In luce invece Bper (+2,9%) su cui tornano i ragionamenti, almeno da parte degli analisti, in chiave aggregazioni. Bene anche Tim (+1,3%) in attesa delle offerte per gli asset della fibra e dopo la conferma da parte del ceo Gubitosi degli obiettivi 2019 e della priorità di riduzione del debito. Complessivamente incolore la giornata delle banche anche se va segnalata la risalita dei rendimenti decennali del Btp sopra 1,3% con lo spread col Bund avvicinatosi a quota 170 punti.

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