Venezia. Perché il Mose non funziona? La storia (e i miliardi) di un progetto che non parte ancora

La devastazione di Venezia dopo l’acqua alta del 12 novembre 2019 (Andrea Pattaro)

La devastazione di Venezia dopo l’acqua alta del 12 novembre 2019 (Andrea Pattaro)

Il primo sì al Mose

A novembre del 1988 il Consorzio presentò un piano per la laguna che comprende anche il “Progetto preliminare di massima delle opere alle bocche e il Mose (modello sperimentatale elettromeccanico) e il 20 marzo il Comitatone 1992 (il presidente del Consiglio era Giulio Andreotti) lo approvò all’unanimità. Il primo prototipo in scala reale di una paratoia fu varato il 3 novembre 1988 alla bocca di porto di Treporti, si trattava di un cassone metallico subacqueo di 20 metri per 17,5 montato su uno scafo di 30 metri per 25 e sormontato da quattro colonne e una gru: rimase in sede fino al 1992 e a settembre di quell’anno il Consorzio presentò il primo progetto di massima. Il primo «sì» al Mose arrivò due anni dopo dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici: per difendere Venezia dalla maree distruttive sarebbero state realizzate quattro barriere alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia con 78 dighe mobili indipendenti alloggiate su cassoni di cemento posati sul fondale e sollevate elettricamente. Su pressioni del Comune di Venezia il Comitatone il 4 luglio del 1995 dispose che fosse effettuata la Valutazione di Impatto Ambientale. La Commissione Via del ministero dell’Ambiente però espresse un giudizio negativo che fu recepito da un decreto del mistero dell’Ambiente. Il 14 luglio del 2000 però il Tar del Veneto annullò il decreto: il Mose non aveva più ostacoli.

Gli operai al cantiere del Mose

Gli operai al cantiere del Mose

2003, la posa dei sassi

Nel 2003 arrivò dal Comitatone il via libera definitivo e il 14 maggio in una cerimonia al collegio Morosini a Sant’Elena, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inaugurò i lavori della posa dei «sassi». Ma il sindaco di Venezia Massimo Cacciari non si diede per vinto e si mise alla caccia di progetti alternativi e meno impattanti. Il consiglio Comunale ne esaminò dieci e li inviò al governo Prodi. Nel 2006 il ministro dei Lavori Pubblici Antonio di Pietro riferì che l’esame comparato aveva un solo vincitore indiscusso: il Mose.

Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio nel 2003

Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio nel 2003

2013, si alza la prima paratoia

Da allora i lavori sono andati avanti senza posa: tonnellate di sassi, la realizzazione dei cassoni, del tunnel sotterraneo, della nave jack-up realizzata apposta per sollevare e alloggiare le paratoie, l’isola artificiale in messo alla bocca di porto del Lido, il villaggio del cantiere. Il Consorzio Venezia Nuova sotto la presidenza di Giovanni Mazzacurati è un treno in corsa. Il 12 ottobre 2013 si alza la prima paratoia alla bocca di porto di Lido-Treporti: ad applaudire il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, il governatore del Veneto Luca Zaia la presidente della Provincia e il sindaco di Venezia, Francesca Zaccariotto e Giorgio Orsoni.

Baita e gli altri arresti eccellenti

La brusca frenata arriva il 28 febbraio 2013 con l’arresto per frode fiscale di Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani, impresa del Consorzio. È la prima tessera del domino; Baita parla con gli inquirenti che il 12 luglio dispongono gli arresti domiciliari per Mazzacurati con l’accusa di turbativa d’asta. Agli inquirenti, il «dominus» del Cvn racconta di tutte le mazzette distribuite per oliare il meccanismo dei finanziamenti e il 4 giugno del 2014 Venezia si sveglia con un cataclisma politico-istituzionale: arrestato il sindaco Giorgio Orsoni (poi assolto), l’ex governatore Giancarlo Galan, Renato Chisso, Lia Sartori, ex magistrati alle Acque, generali della finanza, i vertici di tutte le aziende del Consorzio, sotto accusa il ministro Altero Matteoli.

Il commissariamento del Cvn

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi pensa ad una soluzione modello Expo e così il 6 novembre 2014 il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone propone il commissariamento del Cvn. Vengono nominati Giuseppe Fiengo, Francesco Ossola e Luigi Magistro, poi dimessosi. L’epoca commissariale dura tutt’oggi. I lavori sono quasi ultimati e le prove di esercizio saranno ultimate nel 2021.

Il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone

Il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.