Mafia Capitale, la Cassazione: «Non fu associazione mafiosa» Valzer di sentenze e Procura sconfitta



La Cassazione sembra aver accolto l’impostazione data dai giudici del I grado per i quali, appunto, non esisteva una singola associazione mafiosa. La tesi della Procura, guidata all’epoca da Giuseppe Pignatone, era opposta e affermava l’esistenza di una mafia limitata, ma operativa, in grado di imporre le proprie decisioni con una riserva di violenza derivata dal prestigio criminale del «Cecato» Carminati. Per le difese è un trionfo: «Questa sentenza è una lezione di diritto a molti dottori in legge che questi anni hanno pontificato in merito» dice Alessandro Diddi, difensore di Buzzi che ha sempre sostenuto la tesi di una corruzione ambientale alimentata da funzionari e politici corrotti. Ma esulta anche l’avvocato Valerio Spigarelli che si vede cadere l’aggravante mafiosa nei confronti di Luca Gramazio, l’ex consigliere comunale e regionale del centrodestra, tuttora ai domiciliari. E Gianluca Tognozzi il cui cliente, Giovanni De Carlo, si è visto accogliere il ricorso.

L’indagine aveva portato a una retata di 37 persone il 2 dicembre 2014, poi era proseguita con altri 44 arresti a giugno 2015. Quindi il fenomeno di Mafia Capitale aveva tenuto banco con l’ex sindaco Gianni Alemanno prosciolto dall’accusa di mafia, ma finito a processo per corruzione, un alto funzionario di Stato, Luca Odevaine, condannato a due anni e 8 mesi di carcere e decine di funzionari alla sbarra per aver alimentato un sistema corruttivo entrato nel cuore dell’amministrazione capitolina. Fu una stagione politicamente delicatissima. Una commissione guidata dall’allora prefetto Franco Gabrielli analizzò gli atti del Campidoglio e trasse le sue conclusioni: il Comune pur con gravi problemi di trasparenza non era interamente infiltrato dal malaffare e dunque non andava sciolto. In quella relazione tuttavia si trovava un forte atto d’accusa nei confronti di molti funzionari.

«Si tratta di una sentenza che conferma l’esistenza di un’associazione criminale che contaminava la città, no alle autoassoluzioni» puntualizza ora l’ex presidente ed ex commissario del Pd Matteo Orfini. Mentre dalla sindaca Virginia Raggi: «È stato scritto un capitolo buio per la nostra città». Commenta la sentenza anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Resta una ferita profonda per Roma». Ironico il leader leghista Matteo Salvini: «Cos’era allora, un’associazione di volontariato?».

CORRIERE.IT

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