Quelli che si turano il naso

Questa due giorni di dibattito è stata l’immagine plastica che non abbiamo una classe dirigente, ma siamo nelle mani di un manipolo di opportunisti e voltagabbana, per di più salvo rare eccezioni – di basso livello. Gli italiani, quelli che per qualche misterioso motivo hanno seguito i lavori, non hanno capito che diavolo è successo e che cosa succederà d’ora in avanti. I discorsi di Conte verranno ricordati per la loro lunghezza e noiosità, non certo per contenuti e slancio ideale. Per lo più si è trattato di un elenco di buone intenzioni da professorino universitario. Di priorità, tempi e coperture economiche elementi che fanno la differenza tra fare un discorso e fare politica – non c’è stata traccia.

Paradossalmente i più sottotono sono stati i Cinque Stelle, vincitori formali di questa disfida. Probabilmente sanno di averla fatta grossa, sanno che da oggi i grillini sono ufficialmente casta e sistema, che uno non vale più uno e che l’onestà è barattabile, visto che il Pd non si può certo definire un partito immacolato. Una riedizione del montanelliano «turiamoci il naso e votiamo Dc», solo che questa volta non è per salvare il Paese dal comunismo, ma lo stipendio, loro e dei comunisti. Un segno dei tempi che cambiano.

IL GIORNALE

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