Bce, il consiglio è spaccato sul taglio dei tassi di interesse. Il francese De Galhau ago della bilancia

Mauro Bottarelli

Davvero la Bce stupirà tutti con mosse oltre le previsioni, come anticipato dal falco Olli Rehn nella sua intervista al Wall Street Journal di Ferragosto? E se sì, dove concentrerà i suoi sforzi espansivi, oltre alle già annunciate aste di rifinanziamento bancario a lungo termine: taglio dei tassi o riattivazione degli acquisti obbligazionari? O, magari, entrambi? Al netto delle prezzature di mercato, tutte dichiaratamente in modalità proxy di un nuovo stimolo all’orizzonte, all’interno del board dell’Eurotower non pare regnare la concordia in vista del penultimo meeting presieduto da Mario Draghi. Anzi. Gli schieramenti sarebbero ben delineati e, apparentemente, tutt’altro che intenzionati a praticare sconti reciproci. Da un lato, Germania e Austria, apertamente contrarie a una riattivazione del Qe. Dall’altro, Spagna e Finlandia (Olli Rehn, appunto), favorevoli a nuova e immediata operatività di mercato. All’appello, finora silente, colui che gli osservatori ritengono – per questo e per il peso della nazione che rappresenta – l’ago della bilancia: Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France. Il quale, di fatto, sconta un peccato capitale come la connazionalità con colei che è stata scelta e designata a succedere a SuperMario, Christine Lagarde. Quindi, un peso decisionale duplice. Per Anatoli Annenkov, senior economist presso Société Générale a Londra, “Villeroy de Galhau potrebbe quasi certamente influenzare in maniera determinante la magnitudo dell’intervento. Schierandosi con i falchi, scompaginerebbe le attese. Scegliendo invece le colombe, metterebbe di fatto la Bundesbank in minoranza”.

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