Assegno unico, il governo accelera L’idea di partire dai senza lavoro

Il rischio è trasformare la prossima legge di Bilancio in un «atto dovuto». Senza sorprese, senza guizzi, senza fare presa sui cittadini che poi sono anche elettori. Ancora prima della formazione del nuovo governo giallorosso, si è detto che nella manovra da approvare entro la fine dell’anno ci saranno di sicuro due cose: lo stop all’aumento dell’Iva e il taglio del cuneo fiscale, cioè delle tasse sul lavoro. Se ne parla da giorni, da così tanti giorni che sembra quasi un risultato già acquisito. Anche se per acquisirlo davvero bisogna trovare 28 miliardi di euro. Per questo nella maggioranza sta prendendo quota l’ipotesi di accelerare il percorso di un’altra misura inserita nel programma di governo ma di cui finora si è parlato meno: l’assegno unico per le famiglie. Un intervento a sostegno della natalità, da anni in calo nel nostro Paese, che ha un costo elevato ma che potrebbe essere introdotta per gradi: facendo il primo passo proprio con la legge di Bilancio in modo da farlo partire nel 2020 per una delle categorie più fragili, quella dei senza lavoro.

La proposta di partenza

Sull’assegno unico c’è già un progetto ben definito del Pd. È il disegno di legge presentato all’inizio della legislatura Camera da Stefano Lepri, ex assessore ai Servizi sociali del Comune di Torino, e poi firmato da quasi tutto il gruppo della Camera. Un progetto ambizioso, come capita spesso quando si è all’opposizione e si può volare alti.

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