Il Paese dei trasformismi

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di   Ernesto Galli della Loggia

Con il permanere della crisi del Paese (vent’anni di crescita zero) e il conseguente aggravarsi del suo declino diviene sempre più veloce anche la trasformazione del nostro sistema politico. Una trasformazione di fatto della natura degli attori e dei contenuti, sebbene sia conservato l’involucro esteriore e formale delle regole. La trasformazione che a me sembra la più evidente e importante riguarda il Partito democratico.

Questo ha ormai compiuto la parabola avviatasi con l’inizio della seconda Repubblica, e assiste al completo rovesciamento del disegno del vecchio Partito comunista da cui in qualche modo esso discende. Laddove il togliattismo, infatti, prevedeva che alla lunga il Pci riuscisse e egemonizzare l’establishment italiano, oggi viceversa è l’establishment italiano che appare essere riuscito ad egemonizzare il Pd. Sotto l’etichetta della «difesa della Costituzione» i Democratici sono diventati infatti il vero partito delle élite della penisola, quello che ne raccoglie in misura maggiore il consenso elettorale (basta vedere come votano i quartieri bene delle grandi città) . I Dem sono il partito dell’europeismo ortodosso e dell’atlantismo ufficiale, di tutte le magistrature, dell’alta burocrazia, della «Civiltà cattolica» e delle alte gerarchie della Chiesa, dei «mercati» , del vasto stuolo dei professionisti della consulenza e degli incarichi pubblici ad personam, dei vertici dei sindacati, delle forze armate e degli apparati di sicurezza, nonché dell’assoluta maggioranza di coloro che operano nel settore dell’elaborazione delle idee e del consenso (letterati di successo, accademici con ambizioni più ampie, giornalisti, pubblicitari, gente del cinema, addetti di rango alla comunicazione di ogni tipo). In senso proprio può dirsi che oggi il Pd è per antonomasia «il partito dello Stato» .

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