Governo, ricucire dopo anni di contrasti (e con proposte meno vaghe)

di Aldo Cazzullo

Non sappiamo come finirà, se il lungo odio tra 5 Stelle e Pd diventerà un matrimonio d’amore o almeno d’interesse. Sappiamo qual è la priorità: i posti. Posti, non poltrone, parola che andrebbe abolita: la presidenza del Consiglio e i ministeri non sono pezzi d’arredamento. Ma di questo finora si è parlato. Chi fa il premier, chi fa il commissario europeo. A me l’Economia, a te gli Interni. Ma per fare cosa? Aumentare o abbassare le tasse? Rendere il lavoro più o meno flessibile? Fare o bloccare le grandi opere? Rifinanziare le missioni di pace o ritirarle? Il riferimento ai soldati italiani impegnati nel mondo non è casuale. «Non esistono missioni di pace!» proclamò Beppe Grillo la sera del 22 febbraio 2013, davanti a migliaia di militanti riuniti a San Giovanni, un tempo piazza-simbolo della sinistra. Alla vigilia di quelle elezioni il fondatore del Movimento indicò nel Partito democratico il vero nemico, il simbolo del sistema da abbattere. Seguirono l’umiliazione di Bersani in streaming, lo scontro durissimo con Renzi — «Beppe, esci da questo blog!» — e sei anni di polemiche ininterrotte su ogni cosa, vaccini e Tav, scuola e precari, financo sull’autenticità dell’allunaggio e sull’esistenza delle sirene, quelle di Ulisse.

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