Notte fonda sull’accordo

By Alessandro De Angelis

C’è un punto fermo in questa “trattativa” che va avanti fino a notte fonda, ma che non produce (ancora) un accordo, perché, spiegano alla fine “c’è ancora molto da fare sui programmi”. E c’è molto da fare per trovare una quadra sulla cornice e sulla figura del premier, perché l’approccio di Di Maio è un diktat: prima il sì a Conte, poi si discute dell’esito.

 Il punto fermo, prima ancora della questione del premier, è il “modo”. Prima ancora dell’esito. Il segretario del Pd “costretto” a subire un negoziato, perché assediato dall’ansia governista del grosso del suo partito e dalle pressioni dell’establishment italiano ed europeo. Un negoziato simile a un suk, che parte dalla coda (le poltrone, per dirla in modo un po’ populista) più che dalla testa (uno straccio di visione del paese, nell’ambito di un confronto alla luce del sole). Un Movimento che fu dei professionisti dello “streaming” e della “trasparenza” che mette in scena un confronto clandestino, imbarazzato, ai limiti del “si fa non si dice” (stiamo parlando del governo del paese) che ha come set le stanze del potere abitate dai Cinque stelle grazie a Salvini, chiuse come una scatola di tonno. Un aggiornamento sullo stato dell’arte, dopo il vertice, affidato agli spifferi di fonti anonime, senza che nessuno metta la faccia davanti a un microfono.

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