Tav, Tria si smarca dai grillini: “Gli investimenti ci servono”

Parole che sembrano quasi una presa di distanza da quella che sarà la decisione del governo, sempre più diviso tra le spinte della Lega e lo scetticismo del Movimento 5 Stelle. Per questo nessuno sa quando arriverà questa decisione: a Bruxelles attendono di ricevere notizie da Roma, anche se al momento tutto tace. Il ministro Danilo Toninelli aveva annunciato una condivisione della relazione con Parigi e con l’Ue, ma per ora non è stata fissata alcuna riunione. «Questa analisi costi-benefici sta diventando una leggenda metropolitana: non l’ha vista nessuno» sbuffa il governatore veneto Luca Zaia.

I fondi Ue a rischio

Quello che invece è già in programma, per fine marzo, è un incontro della Commissione europea con gli Stati per discutere di tutti i progetti transfrontalieri finanziati dal bilancio Ue. Servirà per fare il punto sullo stato dei lavori: per quelli in ritardo c’è il rischio che i fondi vengano dirottati su altre opere. Nell’attuale bilancio Ue la Tav è finanziata con 814 milioni di euro, ma soltanto 120 sono già stati sborsati. Anche con un eventuale via libera all’opera, arrivati a questo punto è dunque concreto il rischio di perdere parte dei 694 milioni di fondi Ue ancora da erogare.

«Costa meno farla che non farla» insiste Salvini, che nei prossimi giorni sarà a Chiomonte per incontrare gli agenti che presidiano il cantiere. Mercoledì, da Davos, il premier Conte aveva spiegato che la decisione «sarà politica», dunque non soltanto basata sui costi e sui benefici economici. Ma Tria invita gli scettici a «smetterla di filosofeggiare sugli investimenti per le opere pubbliche. Bisogna sbloccare tutto ciò che è necessario per far ripartire l’economia».

La frenata del Pil

Anche perché le previsioni di crescita non sono affatto positive. Tria non si sbilancia sui numeri, ma sa benissimo che l’1% pronosticato dal governo a dicembre sarà difficile da raggiungere. Nonostante questo, il ministro dell’Economia ripete che «non ci sarà alcuna manovra correttiva». O meglio che «non ci sarà alcuna manovra correttiva legata al rallentamento del tasso di crescita». In ogni caso eventuali interventi arriveranno soltanto dopo le elezioni europee, come ha confermato ieri in un’intervista a La Stampa il commissario Ue Pierre Moscovici. Così era stato deciso a dicembre nel quadro dell’accordo raggiunto tra governo e Commissione per evitare la procedura per debito.

Un’intesa che in Europa non è andata giù a tutti. L’Olanda resta il Paese più arrabbiato per la soluzione trovata tra Roma e Bruxelles. Il premier Mark Rutte ieri è arrivato a Davos e si è scagliato contro il governo italiano. «La gente inizia a chiedermi: perché l’Italia non rispetta le regole che lei stessa ha accettato?». Il capo del governo olandese si è detto «abbastanza arrabbiato» e ha spiegato che questa situazione rischia di avere un effetto negativo su alcuni Paesi in vista delle elezioni: «Così non si fa altro che aumentare la sfiducia del Nord verso il Sud».

LA STAMPA

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