Dietro la chiusura del Cara di Castelnuovo, la protesta di chi perde il lavoro

federico capurso roma

C’è chi a 58 anni si troverà costretto a rimettersi in gioco per cercare lavoro, «sperando di riuscire a tirare avanti fino alla pensione». Chi invece deve occuparsi dei genitori disabili e, senza stipendio, non sa più come fare. «Vergogna», gridano i 107 lavoratori della cooperativa Auxilium riuniti in un sit-in di protesta sotto il ministero dello Sviluppo economico di Luigi Di Maio. Protestano per la chiusura del Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, a pochi chilometri da Roma, prevista entro il 31 gennaio, perché da quel giorno, perderanno il lavoro.

«Eravamo stati assunti tutti a tempo indeterminato, stavamo iniziando a fare progetti di vita insieme, ma adesso…». Trattiene a fatica le lacrime Livia. Con Umberto, il suo compagno, lavora nel Cara di Castelnuovo da anni. «Volevamo accendere un mutuo e comprare una casa – continua lei – lo facevamo anche per i nostri figli, un maschietto di un anno e mezzo e una bambina di sette anni». Ora sperano che il ministro Di Maio trovi una soluzione, e intanto faranno affidamento sulle loro famiglie. «Ma anche mio cognato, Alessandro, lavorava nel centro come autista. Per quanto tempo potremo chiedere aiuto ai nostri familiari, se la situazione è questa?».

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