Dietro la chiusura del Cara di Castelnuovo, la protesta di chi perde il lavoro

Livia nel centro si occupa delle pulizie e della mensa, Umberto è il responsabile dell’amministrazione. Anche Alessandro, il cognato di Livia, lavora nel Centro come autista del piccolo pullman. Lo stipendio medio dei 107 dipendenti di Auxilium, che varia a seconda delle mansioni, è di 1300 euro al mese. «Abbastanza per poter fare dei progetti, degli investimenti – prosegue Umberto -. Sogni che dall’oggi al domani, senza che nessuno avvertisse la cooperativa, sono stati spezzati. E insieme a loro, si sta sgretolando tutto il lavoro fatto per i ragazzi che vivono lì». Un’amarezza tanto forte quanto la soddisfazione provata per essere riusciti finora a «lenire le sofferenze che i migranti trascinano con se quando arrivano nel centro», racconta Umberto. «Neanche io avevo idea di quanto dolore potesse sopportare un essere umano, prima di lavorare nel Cara». «Continueremo a lavorare come ogni giorno», dice Umberto. Nonostante questo, aggiunge Livia, «il nostro progetto di vita insieme, in una casa nostra, con i nostri bambini, non morirà. Perché è quello che vogliamo. E speriamo, questo sì, che arrivi un miracolo».

LA STAMPA

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