Asse Calenda-Zingaretti per il Fronte democratico

Tra i cento firmatari del Manifesto annunciato ieri, un gruppo più ristretto si è raccolto più volte in conclave insieme all’ideatore per definire i contorni dell’iniziativa: e a proposito di conclave non c’è solo la presenza di personaggi di spicco del mondo cattolico come Mario Giro di S.Egidio, ex sottosegretario e capofila della sigla Democrazia solidale, che si rifà alla tradizione del cattolicesimo sociale; sotto traccia pare esserci interesse anche da parte delle gerarchie e dei responsabili di varie associazioni cattoliche, europeisti a prescindere.

Calenda ha anticipato il suo lancio ai candidati alle primarie, inviando il Manifesto a Martina e Zingaretti che infatti hanno subito applaudito. Renzi è più freddo perché teme la trappola: ovvero che attraverso questa iniziativa vengano riciclati personaggi della sinistra fuoriusciti dal Pd. Ma così non sarà, nel documento è chiarito che il perimetro è chiuso a chi non esclude alleanze con i Cinque Stelle e con Salvini, quindi a LeU e Forza Italia; anche se nel giro di Zingaretti è stato apprezzato che dopo il placet della Boldrini, nessuno se ne sia uscito per chiuderle la porta. Il governatore – che si muove in tandem con Gentiloni – è stato il primo a lanciare una lista aperta; e i dati dei congressi di circolo dicono che è probabile sia lui il vincitore: anche i renziani seguono molto preoccupati il trend di una sua affermazione anche in Toscana contro la classe dirigente espressa dall’ex leader, in primis Lotti che ne tiene le fila. E se vincerà il congresso, Zingaretti ha intenzione di allargare e coinvolgere tutti: Calenda sarà capolista alle Europee di una lista aperta, baricentro il Pd.

Ma per ora l’interlocuzione su questa lista unitaria è con +Europa, che deve valutare, col Pd, con «Italia in Comune» di Pizzarotti che deve decidere cosa fare. E dunque sorge naturale l’interrogativo su quale possa essere la ricaduta elettorale. «Visti i numeri a cui è sceso il M5S, circa il 23%, una sfida per il secondo posto è possibile. Direi che un sorpasso da parte del Pd e dei suoi alleati è persino probabile», dice Antonio Noto. «Ma i problemi del centrosinistra non si risolvono cambiando logo al Pd o con una lista unitaria. Il nodo è l’identità, il progetto. Ad oggi fuori dal Pd non c’è molto, la lista potrebbe dunque ambire a un 22-23% mettendo insieme quello che c’è. Ma l’obiettivo del 30% e di una sfida alla Lega resta molto distante».

LA STAMPA

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