Attentato Strasburgo, Cherif dai reati comuni all’ideologia: così nasce il terrorismo «ibrido»

Terzo. Cherif F. era noto alle forze di polizia, era stato schedato come pericoloso ed era sfuggito di un soffio ad una perquisizione nella mattinata nell’ambito di un’indagine su un caso d’estorsione. Particolari che richiamano altri episodi del passato e che, ovviamente, suscitano polemiche come interrogativi. Al tempo stesso va ricordato che in Francia i soggetti «a rischio» sono oltre 20 mila e il loro numero continua a salire. Questo non può essere un alibi per giustificare buchi nella rete, però non si può ignorare un dato di fatto: è impossibile tenere tutti sotto controllo.

Quarto. I mercatini di Natale sono ormai da tempo un target: alcuni sono stati colpiti in modo duro come a Berlino, altri sono finiti nei piani dei militanti.

lontano dicembre del 2000 al Qaeda aveva progettato un massacro sempre a Strasburgo in occasione delle feste, minaccia parata con l’arresto di diversi affiliati. Ogni anno le polizie europee rafforzano le misure di sicurezza, ma che evidentemente non sono sempre sufficienti. In quest’ultima vicenda non è chiaro se l’evento fosse il vero obiettivo. Non si può escludere che lo sparatore, sfuggito alla cattura qualche ora prima, abbia tentato una mossa disperata.
Quinto. Alla fine di novembre la polizia francese aveva annunciato di aver sventato un attentato che doveva avvenire proprio nel mercato natalizio a Strasburgo. Una cellula presente nel Paese e guidata da esponenti dello Stato Islamico nell’area siro-irachena. Il nucleo era ben organizzato, aveva risorse, comunicava attraverso sistemi «protetti». L’inchiesta dovrà accertare se Cherif era legato ad un ispiratore lontano o, invece, ha agito di propria iniziativa. Non meno rilevante la presenza di eventuali complici.

CORRIERE.IT

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