Attentato Strasburgo, Cherif dai reati comuni all’ideologia: così nasce il terrorismo «ibrido»

di Guido Olimpio

L’attacco di Strasburgo «racconta» una serie elementi.

Primo. L’attentatore, come altri, non è arrivato dal Medio Oriente ma è nato in città. Un terrorista cresciuto «in casa» dopo un passaggio in prigione per reati comuni, con alle spalle condanne in Francia e Germania. Per gli investigatori è un «ibrido», un elemento che combina criminalità e terrorismo, magari attraverso una radicalizzazione rapida. Un profilo che ricorda lo stragista di Nizza, un uomo che ha scoperto tardi la vocazione islamista e, in apparenza, solo sul web.

Secondo. In Europa si conferma la tendenza del «banditismo jihadista»: i killer sono dei predoni ideologizzati. Per un certo periodo della loro vita delinquono, rubano, spacciano solo per soldi. Poi, in una seconda fase o parallelamente, offrono il loro «braccio» ad una fazione che ben volentieri accetta la loro esperienza. Sviluppo già rilevato all’epoca del qaedismo, ma che negli ultimi anni si accentuato, specie in Francia e Belgio.

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