Roma e Bruxelles ancora lontane La Commissione Ue: tagliare lo 0,6%

di Federico Fubini

Non dovevano, non nelle intenzioni e nelle apparenze politiche della vigilia. Inevitabilmente però le vicende dell’Italia e della Francia, oggi guidate da leader che si considerano avversari in Europa, finiscono con l’intersecarsi con esiti poco prevedibili. Uno di questi però sembra oggi più concreto di altre: vedere che a Parigi il presidente Emmanuel Macron risponde alla protesta dei gilet gialli facendo salire il deficit incoraggia, a Roma, Luigi Di Maio e Matteo Salvini a resistere alle richieste di risanamento della Commissione Ue. Né l’uno né l’altro fra i vicepremier vuole apparire da meno del loro rivale di Parigi. Di certo da ieri entrambi contano sul fatto che Bruxelles non potrebbe colpire l’Italia con una procedura sui conti, se rinunciasse a farlo per la Francia.

Da ieri però, dopo gli annunci di Macron a favore del potere d’acquisto dei redditi bassi e medi, anche un altro scenario diventa possibile: se la Francia riuscisse a evitare la procedura di Bruxelles, ma l’Italia no, Di Maio e Salvini sarebbero pronti a lanciare a una campagna per le elezioni europee imperniata sul tema di una discriminazione – vera o presunta – ai danni di Roma. Sotto i piedi dei vicepremier si aprirebbe un nuovo giacimento di consenso e di voti.

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