Ricatti e incapacità sulla nostra pelle

Il governo getta la maschera e mostra il suo volto feroce. Non solo hanno annunciato di voler mettere una nuova tassa, con la scusa dell’ecologia, sull’acquisto di auto – soprattutto le utilitarie – ma è di ieri sera la notizia che taglieranno le pensioni della classe media fino al quaranta per cento.

Di fatto, quella che è in corso è una rapina di Stato e questo, se la logica ha un senso, non dovrebbe poter avvenire con la complicità della Lega, cioè con i voti degli elettori del centrodestra, leghisti e no, che il famigerato «contratto di governo» alla base di questo imbroglio, non l’hanno mai approvato.

Se Di Maio non sa dove sbattere la testa per trovare i soldi necessari a finanziare il reddito di cittadinanza, invece di rubarli a noi faccia una cosa più semplice e onesta: ammetta il fallimento e si dimetta. Del resto le bugie hanno le gambe corte, e in questo caso la bugia sulla «fine della povertà» era talmente grossa che le gambe sono risultate essere cortissime. Far pagare il conto di questa follia a chi compra una Panda e a chi si gode in pensione i frutti di una vita passata a lavorare è cosa da veri mascalzoni. Contributive, retributive o miste che siano, le pensioni sono un contratto stipulato tra il lavoratore e lo Stato che non può essere annullato in modo unilaterale e retroattivo.

A noi poco importa quali siano le logiche che stanno portando a questo, se per esempio – come probabile – il taglio delle pensioni, sgradito alla Lega, sia la risposta di Di Maio al no di Salvini alla tassa sulle auto cara ai grillini. Non possiamo essere vittime dell’incompatibilità dei due alleati di governo che non si fidano l’uno dell’altro e passano le giornate a farsi dispetti e ricatti.

Quanto a Salvini, se oltre a non abbassarci le tasse come promesso in campagna elettorale, dovesse anche permettere al suo socio di metterne di nuove, addirittura di falcidiare le pensioni di chi ha lavorato per dare soldi a fannulloni e scansafatiche, beh allora dovremmo rivedere il nostro giudizio pure su di lui. E sono certo che in questo caso non saremmo gli unici.

IL GIORNALE

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