L’industria piemontese si è fermata. Nel giorno del maxi-raduno d’imprenditori alle Ogr di Torino arrivano i dati che certificano lo stallo dell’economia: nel terzo trimestre del 2018, per la prima volta dopo oltre tre anni, la manifattura regionale fa un passo indietro, seppur minimo (-0,2%).

LEGGI ANCHE Il fronte Sì Tav lancia una nuova idea di sviluppo

«Siamo tornati a essere fragili» dice preoccupato Vincenzo Ilotte, presidente di Unioncamere, perché i segnali confermano il trend già mostrato dall’inizio dell’anno. Se la crescita media della produzione industriale piemontese nel 2017 si era attestata al +3,6%, nel corso del 2018 la forza della ripresa produttiva ha perso progressivamente vigore. Al primo trimestre, periodo in cui l’incremento è stato del 2,7%, ha fatto seguito la decelerazione del secondo trimestre (+1,8%).

LEGGI ANCHE Il Politecnico inaugura l’anno accademico, il rettore: “Piemonte in crisi, marginalizzato e in ritardo”

Nel periodo luglio–settembre 2018 la performance è ulteriormente peggiorata: il mercato interno è piatto (+0,1%), gli ordinativi esteri tengono ma con difficoltà (+0,9). In media, spiega la fotografia scattata in collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit, il fatturato totale delle imprese manifatturiere cresce solo di un punto percentuale rispetto al periodo luglio-settembre 2017 e il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 66,0%».

LEGGI ANCHE Vincenzo Boccia (Confindustria): “Per far crescere il Paese i cantieri vanno aperti non certamente chiusi”

«Questa inversione di tendenza ci preoccupa – prosegue Ilotte – anche perché è legata a un più esteso senso d’incertezza che sta minando la fiducia dei nostri imprenditori e consumatori. La crescita del settore manifatturiero risulta quindi essenziale per il mantenimento occupazionale e competitivo del nostro territorio. A tal proposito, guardiamo con favore alla volontà da parte di Fiat Chrysler di continuare ad investire sul nostro territorio

LA STAMPA