I Bot people del nuovo millennio tra debito record e rendimenti bassi

Fino agli inizi degli anni Settanta, si ricorreva al deficit e al debito in gran parte per finanziare gli investimenti. Tutto muta dal 1971 in poi quando comincia a formarsi il disavanzo dovuto alla spesa corrente, che alimenta il deficit. Riforme importanti, come la riforma sanitaria del 1978, non adeguatamente finanziate da aumenti del prelievo, l’attuazione delle Regioni con ampia facoltà di spesa senza responsabilità fiscale, una stagione politica che per “comprare” il consenso si affida all’aumento del deficit da trasferire alle generazioni successive.

Gli anni Ottanta e l’esplosione del debito pubblico
E arrivano gli anni Ottanta, quando esplode il debito pubblico (dopo il “divorzio” del 1981 tra Banca d’Italia e Tesoro cessa il finanziamento monetario del disavanzo), che ancora oggi pesa su ognuno di noi. Già, ma come si finanzia e si sostiene il debito pubblico? Perché il vero tema non è tanto il suo ammontare in termini assoluti (ora attorno ai 2.300 miliardi), quanto il suo rapporto con la ricchezza prodotta dal Paese (il Pil) e ora siamo sopra il 130%, e soprattutto la sua sostenibilità. Elemento decisivo, garantito dal risparmio privato certo, dai conti della previdenza, e da chi detiene i titoli del debito pubblico, quelli che negli anni Settanta e Ottanta si chiamavano i “Bot people”.

L’illusione degli anni Settanta
Attenzione però, perché negli anni Settanta, con l’inflazione a due cifre, quella che si determinò era una sorta di illusione monetaria: i Bot rendevano anche il 15-16%, ma l’inflazione al 20% li erodeva del tutto. Negli Ottanta, venuto meno l’ombrello della Banca d’Italia, con una politica di bilancio che lungi dal perseguire il rigore cumulava crescenti disavanzi annuali, i tassi volano verso l’alto, superano l’inflazione, e aumenta in modo esponenziale il servizio del debito. E cosi, il debito pubblico che nel 1965 (governo Moro) era pari al 35% del Pil, nel 1978 (governo Andreotti) era già al 61,1%, per passare all’84,5% nel 1986 (governo Craxi) , al 105,2% nel 1992 quando arrivò il governo Amato per presentare a tutti noi con la maxi-manovra da 93mila miliardi delle vecchie lire il conto di vent’anni di dissesto della finanza pubblica.

I nuovi Bot people: rendimenti minimi
Tra il 2007 e il 2016 il debito è cresciuto di oltre 600 miliardi. Il problema è che fino a quando avremo un disavanzo il debito non potrà che continuare a crescere in valore assoluto. Il Tesoro è costretto a finanziarsi per 400 miliardi l’anno per collocare i propri titoli pubblici. Tra il 2009 e il 2016, la quota di titoli pubblici detenuta da non residenti è scesa di circa 20 punti, per attestarsi al 27 per cento, mentre è aumentata quella dei residenti di 5 punti al 49%, ma anche la quota detenuta dalla Banca d’Italia e dal resto dell’Eurosistema di 15 punti al 24 per cento. Si può dire in sostanza che circa un terzo del debito pubblico è detenuto all’estero (attorno ai 700 miliardi).

I Bot people del nuovo millennio
Quanto ai Bot-people del nuovo Millennio, agli attuali tassi di interesse, con rendimenti nella serie storica degli ultimi due anni assai vicini allo zero se non addirittura negativi, la situazione non è certo paragonabile a quella degli anni Settanta, né per alti rendimenti di allora né per l’iperinflazione. Oggi il 31,3% del nostro debito pubblico è detenuto da soggetti esteri (di cui il 5% soggetti extraeuropei). Il fatto che sia cresciuta la quota di creditori domestici è dovuto in gran parte all’ingresso della Bce come “compratore” per effetto del programma straordinario di acquisiti (il Quantitative easing). Attraverso la Banca d’Italia, la Bce ad oggi risulta titolare di 340 miliardi di euro di debito pubblico italiano.

La distribuzione dei Bot people negli anni Settanta
A metà degli anni Settanta erano i Bot a dominare la scena, raggiungendo nel 1977 il 59% del totale dei titoli “classati” dalla Banca d’Italia. In quegli anni il debito era sostanzialmente finanziato da tutti noi e lo sarà in gran parte per tutti gli anni Ottanta. Come segnalava nel 1994 un’indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane, gli 80mila miliardi di titoli (espressi in vecchie lire) che il Tesoro emetteva ogni mese sul mercato non rischiavano di non essere sottoscritti. Quella indagine ci disse che i Bot people erano equamente distribuiti per condizione professionale. Quanto alla distribuzione geografica il 49,8% era al Nord, il 27,1% al Centro, il 19,7% nel sud e nelle isole. Il debito in quegli anni erano soprattutto interno. Il “vero” debito, oggi come allora, è quello estero e rende vulnerabile il paese al riproporsi di uno shock sui mercati.

ILSOLE24ORE

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