Salvini blinda i confini a Est. ​Ecco i segreti dell’operazione

“Quella è la porta della nuova rotta di trafficanti”. A Pesek, sul confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, gli agenti pattugliano i valichi alla caccia di passeur e clandestini che sbucano dai sentieri come formiche.

Non sono in molti e non è facile essere ovunque: 232 chilometri di frontiera non si tappano neppure con l’esercito. Ma quei migranti che “in fila e in silenzio” scavalcano il confine sono l’altra realtà di un flusso che sta tornando a preoccupare le autorità. Non solo quelle italiane. “Da qui può passare di tutto: armi, clandestini, droga”, dice un agente che ha passato del tempo su quelle montagne.

Al confine tra Bosnia e Croazia le organizzazioni umanitarie hanno contato qualcosa come 4mila persone intenzionate a raggiungere l’Europa. La destinazione finale non è necessariamente l’Italia, ma è dal Belpaese che occorre passare per sperare in futuro di andare altrove.

Ecco perché il ministro dell’Interno Salvini e il governatore Fedriga hanno messo in campo un piano per incrementare i pattugliamenti. L’intento è frenare un esodo meno pubblicizzato ma ugualmente significativo di immigrati, quello che attraversa la rotta balcanica e approda in Italia dopo aver valicato il confine con la Slovenia.

La mossa è ardita, ma necessaria. “Noi sbirri diciamo che è come pretendere di raccogliere l’oceano con un retino bucato”, sussurra il poliziotto. “Ma ora che Fedriga ha portato alla luce il problema almeno si fa qualcosa”. Forse l’operazione non sarà risolutiva, “certo occorrerebbero maggiori risorse per coprire tutte le falle dello scolapasta”, ma è un primo passo.

I servizi straordinari ordinati da Salvini per ora hanno riguardato la provincia di Trieste. Sono iniziati il 24 agosto e, dopo un primo periodo di prova, dal 10 settembre sono diventati permanenti. Si tratta di rinforzi stabiliti dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza e che si sono concretizzati nell’invio di due equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Padova e due equipaggi del Reparto Mobile di Padova. Le pattuglie sono più numerose che in un normale servizio, così – fanno sapere dalla questura triestina – i rinforzi risultano essere composti da una ventina di agenti.

I pattugliamenti avvengono con cadenza quotidiana, nelle fasce orarie 8-14 e 14-20 e riguardano l’area limitrofa definita di “retrovalico”. Ma non sono questi gli unici controlli dei confini. I poliziotti inviati da Padova a Trieste su ordine del Viminale sono infatti solo un “di più” ai controlli già in atto previsti h24 per sette giorni su sette. In campo c’è la polizia di frontiera, con un servizio che si articola in tre equipaggi per turno in modo da coprire tutta la giornata. A questo va aggiunto anche il lavoro del corpo forestale dello Stato, con 23 effettivi impiegati per “segnalare presenze anomale sul territorio e comunicare in tempo reale con le Forze dell’Ordine”.

La lotta al traffico di esseri umani ha prodotto i primi risultati. Per ora le questure hanno elaborato solo i dati delle operazioni che vanno dal 9 al 31 luglio. Nel territorio di competenza della questura di Trieste sono stati ritracciati 211 migranti (tra cui 21 minori), in prevalenza pakistani e afghani. Poi sono stati espulsi 13 stranieri, riammessi in Slovenia 24 clandestini e arrestati 4 immigrati per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. In una di queste operazioni la polizia ha pure requisito la vettura su cui viaggiavano passeur e irregolari. Infine 99 profughi si sono presentati spontaneamente in questura per chiedere asilo.

A Gorizia e dintorni, invece, i numeri sono ancor più significativi. E non solo dal lato del flusso migratorio. Gli agenti a luglio hanno identificato 5119 persone, di cui n. 913 stranieri, hanno individuato 9 immigrati senza documenti, controllato 2651 veicoli, sequestrato droga, effettuato 224 posti di controllo e denunciato a piede libero 33 persone. “Oggi finalmente facciamo quello che bisognava realizzare già tanti anni fa – conclude il poliziotto – Solo che prima la sicurezza era considerata un costo. Ora la musica è cambiata”.

IL GIORNALE

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