Ultima chiamata. Berlusconi a Salvini: fermati

Comunque vada a finire la trattativa sul governo tra M5s e Lega o il braccio di ferro tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, il centrodestra sembra ormai destinato a finire in frantumi.

Difficile, forse pressoché impossibile, che una coalizione già di per sé fragile possa infatti reggere a scosse telluriche tanto violente. Soprattutto quando il rapporto umano e personale tra i due leader è sempre stato precario e di reciproca diffidenza.

Così, al di là del fatto che ieri il sismografo ha registrato un grado di magnitudo con pochi precedenti, il punto di caduta di quello che è stato per diciotto anni il centrodestra sta tutto nell’asse tra M5s e Lega, ormai ad un passo dal dare vita ad un governo su cui in pochi avrebbero scommesso alla vigilia del voto. Già, perché, al di là del rinfacciarsi le responsabilità a parole e fare il gioco del cerino per non portarsi dietro il marchio di «traditore» dell’alleanza, quel che davvero conta sono i fatti.

Che, senza tema di smentita, dicono che Salvini sta trattando ormai da una settimana con Di Maio per dare vita ad un esecutivo che avrà sia Forza Italia che Fratelli d’Italia all’opposizione. In maniera chiara, tanto che sia Silvio Berlusconi che Giorgia Meloni escludono categoricamente la via dell’appoggio esterno. Non è un caso che ormai da 48 ore la presidente di Fdi vada ripetendo che «al tavolo con i Cinque stelle Salvini non parla a nome del centrodestra ma della sola Lega». Esattamente la stessa cosa che ha detto ieri mattina Berlusconi, per certi versi un’ovvietà, visto che nessuno dei due alleati avrà alcun ruolo nel governo che sta per nascere.

Il leader di Forza Italia, però, fa un passo in più. D’altra parte, ad Arcore danno ormai per scontato che Salvini darà il suo benestare alla nascita del governo gialloverde. «Per capirlo basta leggere le domande sulla scheda che faranno votare ai gazebo nel week end: tutte dichiarazioni d’intenti a cui nessuna persona di buon senso potrebbe dire no», fa presente in privato Berlusconi. Così, l’ex premier butta lì che «è tornato disponibile» e che «con la carenza di personaggi che c’è» in giro sarebbe anche «pronto a fare il premier». Apriti cielo. Salvini non aspettava altro che una crepa dove potersi infilare per passare il cerino al leader di Forza Italia. E ne approfitta senza esitazioni, facendo veicolare all’Ansa «sconcerto» per le parole di Berlusconi che vengono considerate «un vero tradimento del centrodestra». A dirlo non è Salvini in prima persona, ma sono «autorevoli fonti del Carroccio». Un modo per tirare il sasso e nascondere la mano, visto che è evidente che l’affondo ha il via libera del segretario della Lega. Che, mentre sta chiudendo un’alleanza di governo a due con il M5s, accusa Berlusconi di «tradimento». Una parola che ha un peso non indifferente e che fino a ieri non era mai stata utilizzata neanche nei momenti più tesi che hanno accompagnato il faticoso rapporto tra il leader di Forza Italia e Salvini.

Insomma, che si faccia o no il governo – e a questo punto appare davvero improbabile che l’intesa possa saltare, anche se resta aperta la questione premiership -, le strade dei due sembrano allontanarsi irrimediabilmente. È improbabile, dunque, che Salvini possa a breve tornare a parlare a nome di tutto il centrodestra. Senza considerare che se l’esecutivo gialloverde prenderà il largo, c’è da supporre che lo farà per durare. E, magari, mettendo in conto che M5s e Lega possano in futuro avere un orizzonte elettorale comune. Non dalle prossime europee del 2019, visto che per Strasburgo si vota con il sistema proporzionale. Ma per la successiva tornata amministrativa, a partire dalle regionali del Piemonte della prossima primavera per le quali Salvini e Di Maio si sarebbero già accordati.

IL GIORNALE

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